Il progetto si inserisce in una ipotesi generale di riuso della ex linea ferrata a scartamento ridotto che collegava Caltagirone con Piazza Armerina e Dittaino, attraversando i territori di San Michele di Ganzaria e Mirabella Imbaccari. Questa ferrovia, costruita tra gli anni ‘20 e ‘30, rimase in attività solo per circa quarant’anni fino al 1971. Le difficoltà insediative, dovute all’orografia e alle caratteristiche dei terreni, soprattutto nel tratto Caltagirone-San Michele di Ganzaria, imposero la realizzazione di opere d’arte assai consistenti e ardite per l’epoca(gallerie, ponti, viadotti).
La ferrovia si inseriva nel paesaggio originario come un solco, una ferita. Essa, infatti, si insediava con le sue regole e i suoi principi che corrispondevano alle esigenze imposte dal movimento della macchina. La costruzione procedeva quindi in un’ordinata alternanza di scavi e riempimenti come è possibile constatare ancora oggi muovendosi lungo il tracciato residuo dove si sussegue un ritmo sincopato di aperture e chiusure verso il paesaggio.
Questo progetto riguarda, più precisamente, il disvelamento di antichi paesaggi agricoli, naturali e storici in una regione della Sicilia liminare tra Erei ed Iblei attraverso la costruzione di un nuovo punto di vista. Il progetto cerca di definire un’infrastruttura leggera ricavata da una rigenerazione di opere che, seppure abbandonate, hanno trovato diverse forme e ragioni di permanenza e di identità riuscendo a vincere la violenza delle trasformazioni territoriali degli ultimi trent’anni.
Considerato il valore delle risorse di questi territori si comprende come l’obiettivo generale del progetto non riguardi solo il loro recupero ambientale, ma una sottile e più complessa operazione di ricostruzione di quegli invisibili legami tra paesaggi, manufatti, reperti e storia, che possa stimolare una più ampia rigenerazione di risorse non più utilizzate (manufatti contadini, beni monumentali e ambientali, paesaggi). In questo senso, il recupero del tracciato ferroviario come pista ciclabile o d’equitazione (o anche trekking, jogging, skate, pattini) e del solido ferroviario come parco lineare costituisce l’operazione fondamentale per ricostruire un tessuto oggi in abbandono.
Si tratta di pensare questo percorso naturalistico attrezzato come un’infrastruttura leggera di nuova concezione, che, innervando un parco lineare sviluppato sul solido ferroviario, si compone di un filare di cipressi e delle superfici compatte e variegate degli arbusti piantati lungo i piani inclinati dei rilevati e delle trincee. Il progetto sviluppa il tema del paesaggio intersecando continuamente due piani: la costruzione materiale del parco (il filare, le superfici, i giardini, i colori, gli odori etc.) e la costruzione dei modi di vedere e riconoscere i paesaggi agricoli e naturali attraverso l’utilizzazione di principi e strumenti diversi sia classici, come quello rappresentato dalla CORNICE o dalla LINEA D’ORIZZONTE, che contemporanei, come le SEQUENZE, i MONTAGGI e LE CARRELLATE. Oggetti di diversa scala e misura, collocati lungo la pista, materializzano queste possibilità e si pongono sistematicamente come elementi ripetuti e riconoscibili.
E’ stata così messa a punto una strategia complessiva fondata sulla possibilità di interventi in fasi diverse in un arco temporale di lunga durata e costruita sulla definizione di un materiale di lavoro e di operazioni precise. Questi materiali sono stati classificati in linee, punti e superfici, mentre le operazioni previste vanno dalla manutenzione al restauro e dalla reintegrazione filologica alla nuova costruzione.
Il progetto si è andato componendo come un diagramma ordinando linee di diversa forma, significato e direzione. Linee che attraversano e dinamizzano punti e superfici trasformando i paesaggi in campi di energia estetica, economica e sociale.