Io non ho talenti straordinari. Sono solo appassionatamente curioso. A. Einstein
La curiosità è come una luce che si accende, se pur piccola, ed irradia le parti più oscure dei nostri percorsi quotidiani. Forse non ne definisce chiaramente i contorni ma ci sprona per cercare di capire meglio cosa stiamo attraversando.
Guardare con occhi attenti e traiettorie progettate quello che accade intorno a noi, oltre il significato superficiale delle cose, può creare nuovi interessi, aprire nuove prospettive ed aiutarci a comprendere meglio le nostre opportunità.
Avere l’intuizione felice, il lampo di genio, può nascere propria dalla curiosità verso l’altro. Più la voglia di capire e di sapere sarà grande più saremo curiosi di accendere questa luce.
Un giardino è, in questo caso, un campo di sperimentazione privilegiato, dove esplorare nuove possibilità di definizione del rapporto fra natura ed artificio e reinterpretare con diverse chiavi di lettura i modi consolidati di coinvolgimento dei suoi fruitori.
E‘ un campo d’azione che spesso guarda all’architettura del paesaggio sia nel contenuto che nel contenitore. Infatti, stare seduti all’interno di un giardino è un’azione propria del fare paesaggio, che coincide con l’azione del guardare, del costruire una veduta privilegiata, un punto di vista favorito diverso da quello in movimento, che spesso coincide con “l’avere il tempo di”.
Osservare. Così hanno fatto anche i più grandi maestri dell’architettura del paesaggio moderno: Lawrence Halprin guardava la struttura energica ed imponente delle Rocky Mountains, Burle Marx scrutava le forme terse delle arti figurative del ‘900 e Carlo Scarpa mirava i dettagli asciutti della tradizione giapponese.
In questo contesto GUARDALLA’ è l’occasione di percorrere un’ulteriore nuova traiettoria, un episodio al di fuori dei nostri percorsi quotidiani, dove quella luce si accende - in senso figurato o meno – e ci porta al di là nei nostri confini spaziali verso altre “avventure creative”.
Il giardino si configura come un percorso, largo solamente 2 metri, un passaggio stretto e lungo – quasi angusto – il cui ritmo serrato è scandito da cilindri di cartone pressato riciclati, che modificano le loro altezze costituendo di volta in volta gli elementi di composizione del giardino: la griglia alveolare della pavimentazione in pietrisco, il piano di posa delle sedute in compensato ed il planting della vegetazione erbacea.
Una struttura flessibile che, se da una parte scandisce energicamente questo “corridoio della curiosità” – raggiungendo un’altezza massima di 2,10 m – dall’altra apre degli squarci nel paesaggio circostante e privilegia alcune visioni sui giardini limitrofi.
In questo modo i cilindri di cartone si trasformano in affacci o davanzali – di altezze non superiori agli 90 cm – o ancora in elementi di seduta singola e/o collettiva – di altezze non superiori ai 40 cm – offrendo, quindi, al visitatore le diverse modalità della sosta nel verde.
Una o più pause lungo un cammino … un cammino che è il desiderio della conoscenza … una conoscenza che si spinge oltre … oltre quella struttura energica ed imponente, tra forme terse e dettagli asciutti, dove la vegetazione erbacea, nella sua conformazione più esile ed eterea, funge da contrappeso a questa imponenza ed apre un’ulteriore finestra – questa volta immateriale – al giardino anglosassone ed alla “pausa del tè”.
Finocchio, salvia, melissa, issopo sono alcune tra le specie più indicate per i giardini di produzione degli infusi, dei decotti e dei rimedi naturali: le loro foglie, il loro portamento, le loro fioriture e le loro essenze ci raccontano un’arte antica ed un tipo di sosta, forse modaiola, ma ancora tutta da scoprire. Così il lettering di ogni cilindro racconta le caratteristiche ed i benefici principali di ciascuna erba.
L’unica presenza arborea è la Tilia platyphyllos che posta alla fine del percorso, oltre a fungere da suggestiva visuale di fondo del percorso stesso, è l’ultima occasione di sosta ombreggiata e collettiva in corrispondenza di un avvolgicavo in legno riciclato dai cantieri edili.
Per concludere GUARDALLA’ è un percorso stretto e obbligato, è la scelta precisa delle molteplici angolazioni di questo percorso verso l’esterno e, quindi, verso gli altri giardini, è tutte quelle relazioni spaziali che si creano al suo interno tra i fruitori e gli oggetti d’uso recuperati, è il planting vegetale che rimanda ancora una volta all’idea della pausa e dello stare seduti.
Forse è un buon motivo per cui essere curiosi!