Il progetto per la solitudine è stato dedicato allo studiolo di Madre Paola, suora di clausura del Monastero delle Monache Claustrali Passioniste di S.Gemma a Lucca. Perché Madre Paola, perché la conosco bene e conosco tutte le altre sorelle. Ho lavorato per loro e quando ho avuto la possibilità di incontrarle per discutere di architettura, mi hanno comunicato la grande gioia di esistere che ho capito provenire dalla forza della fede e dall'aiuto alle persone più disagiate: dalla scelta dell'isolamento e dal dialogo con il mondo.
Questa è una solitudine viva e importante non solo per loro stesse ma principalmente per coloro che si avvicinano. La vita di clausura comprende una diversa concezione di elementi propri della quotidianità, segnata dalla dicotomia tra esterno ed interno, si autodefinisce e si concretizza nei suoi molteplici aspetti quali la convivenza, il modo di abitare, il cibo, la povertà e la proprietà, gli oggetti d'uso, l'abbigliamento, i lavori ( ), la preghiera, lo studio, l'insegnamento." (1)
Le forme proposte, sia interne che esterne, sono state ideate in modo plastico, volumetrico e asimmetrico. Comunicano all'esterno gli incastri leggibili in pianta, una pianta che vuole stimolare il pensiero e la preziosa ricchezza della vita interiore, sia nelle forme che nella ricerca delle trasparenze dove le pareti si piegano ad accogliere ed esprimere entrambe le esigenze del corpo e dello spirito, a scandire la vita quotidiana nei suoi tre principali momenti di raccoglimento individuale: il riposo, la preghiera, lo studio.
Come incastri dell'anima, le varie parti celano ed esaltano al tempo stesso la propria differenza, mantenendo il continuo dialogo armonico con il tutto. Aprendosi, piegandosi e chiudendosi al mondo esterno interpretano in chiave spaziale e simbolica il duplice valore dell'isolamento monastico: un ritiro che prende significato e compimento nell'aiuto del prossimo, nell'incontro con il mondo esterno.
Nel progetto, per completare l'espressione di totale e serena armonia con la vita, è stato inventato un piccolo orto, altro luogo importante nella quotidianità monastica.
La luce entra nello spazio attraverso dei tagli nella copertura, accarezza le nitide forme interiori, definendole, correlandole e creando percorsi spirituali. Nelle pareti verticali le aperture sono schermate con lo stesso materiale di costruzione per rendere ancora più intimo e separato l'interno dall'esterno.
Un progetto astratto. Una duplice valenza di spazio fisico e di icona atemporale.
(1) Dal Report sul corso Interni a cura di Gisella Bassanini, tenuto presso Scuola Estiva di Storia delle donne, Certosa di Pontignano, 2001. Commento alle lezioni tenute da Gabriella Zarri.