Palazzo Terragni (ex Casa del Fascio)
Inserito in un lotto rettangolare, l'edificio ne occupa solo una parte, lasciando libera la porzione antistante, piazza del Popolo, di fatto platea sulla quale emerge.
Caposaldo dell'architettura moderna, rappresenta la sintesi di matrici culturali apparentemente inconciliabili: la tradizionale tipologia del palazzo urbano accanto all'esplicita ostentazione del sistema costruttivo a griglia in cemento armato.
Il progetto definitivo si concretizza attorno ad un organismo compatto su quattro piani, dalla pianta quadrata, con una grande salone centrale a doppia altezza, illuminato dall'alto mediante una copertura piana in mattonelle di vetrocemento. A perimetro, si trovano tutti gli ambienti di studio e riunione, prospicienti le
facciate sull'isolato.
Il volume prismatico è rivestito di marmo bianco; le quattro facciate, prive di apporti decorativi, sono trattate autonomamente l'una dall'altra, con differenti aperture e partiture che lasciano ampio spazio alla esibizione della griglia strutturale di pilastri e travi.
La piazza antistante è lo spazio esterno che compenetra l'edificio, diventa il naturale prolungamento della corte centrale per il tramite della scalinata di accesso all'atrio, almeno idealmente senza soluzione di continuità. Le ampie superfici vetrate, in questo senso, favoriscono la continua percezione dello spazio, senza limitazione tra interno ed esterno.
Nel sistema planimetrico si inseriscono, a destra dell'entrata, lo scalone principale, fulcro del sistema di distribuzione a ballatoio che si svolge attorno alla corte centrale, ed il sacrario a sinistra.
Il primo piano, quasi un piano nobile, si distingue per la galleria di disimpegno che connette gli uffici della segreteria politica, la sala del direttorio, l'ufficio del segretario politico. Al secondo livello, altri uffici, l'amministrazione, la biblioteca. Al piano dell'attico, raggiungibile con una scala secondaria, sono distribuiti,
attraverso loggiati, il blocco destinato ai gruppi universitari, l'archivio e l'alloggio del custode.
I prospetti rispettano, nella gerarchia tra fronte principale e affacci laterali, il rapporto con l'intorno. Sulla piazza la facciata è caratterizzata da un grande loggiato, svuotamento sottolineato dalla linee ascendenti di pilastri e trasversali della travatura.
La costruzione, iniziata nel mese di luglio 1933, fu definita in corso d'opera con alcune sostanziali modifiche delle superfici esterne; in particolare, il rivestimento in lastre di marmo e le ampie superfici risolte in vetrocemento lungo il perimetro e verso la corte centrale.
Con la revisione dei prospetti, furono modificati anche i serramenti, originariamente previsti tutti in ferro, poi integrati da infissi in legno.