Otium
Un vasto recinto rettangolare, che si ordina attorno a due assi perpendicoli la cui intersezione è segnata da un bacino. Al centro una fontana. Lungo i bordi fiori vivaci, fra i quali dominano rosai, tulipani, oleandri, mirti, melograni e aranci.
Una rappresentazione del pares, della terra celeste. Un luogo piacevole agli occhi, ma soprattutto per meditare, percorrendo, secondo un ordine preciso, i vari elementi che lo compongono. Il tappeto è in un certo modo esso stesso lo spazio da abitare, il Giardino.
Come afferma lo scrittore francese Pierre Grimal “tutte le leggende, fin dai miti più antichi, collocano il luogo d’origine dell’umanità in un recinto protetto”.
Il termine paradiso, dal persiano antico pairi-dae’-za, significa “parco recintato”, luogo dunque delimitato, a cui solo pochi, i meritevoli, hanno accesso e da cui chi è indegno viene scacciato. Nella Bibbia, la lingua ebraica utilizza due termini per riferirsi al giardino, gan e gannah col significato di area recintata; la prima mansione che l’uomo ebbe dal Signore fu proprio quella di essere il giardiniere di questo recinto originario che aveva piantato in Eden per proteggerlo e garantirgli la vita; il giardino era l’enclos protettivo dell’essere umano.
Lo spazio risultante da una delimitazione rituale è sacro nella misura in cui, destinandolo a uno specifico e qualificante uso, si intende sottrarlo a qualunque altro: perciò il tappeto investe una carica sacrale che lo rende un luogo privilegiato per chi ha il diritto di entrarvi e di risiedervi e luogo proibito per chi non dispone di tale diritto.
Il tappeto, dunque, ritaglia uno spazio urbano, destinandolo ad uno scopo: l’otium, inteso, nel suo senso latino, come momento da dedicare alla contemplazione, riflessione ed esente da ogni tipo di impegno.
Il progetto è composto da 6 moduli a cassettone di dimensione 100 x 200 cm e alti 6 cm. All’interno vi sono delle foglie, tenute ferme da una rete trasparente in modo tale da non farle fuoriuscire. La disposizione dei moduli, analoga a quella conferita ai tatami giapponesi, definisce un vuoto centrale, dove avviene l’acme dell’azione.
Qui, come nei tappeti persiani, si trova il giardino floreale, che si estrude ad una altezza di 30 cm, dove troviamo ritmati secondo dei moduli di 46 x 46 cm, una serie di essenze floreali. La struttura del progetto è in legno MDF, mentre le essenze che costituiscono il corpo centrale sono:
la Freesia (fresia), specie perenne, geofita bulbosa, dimensioni 10 ÷ 40 cm. Foglie lineari, acute. Fiori, assai profumati e appariscenti, in numero di 2 ÷ 8 elementi in spiga unilaterale piegata orizzontalmente, corolla a tubo, di un bel colore bianco esternamente violetta;
l’ Hemerocallis (emerocallide) specie perenne, di dimensione variabile fra i 30 ÷ 40 cm, fino ad un massimo di 1,2 metri. Foglie sono molto lunghe, sottili. I fiori sono imbutiformi che rassomigliano molto a quelli dei gigli;
la Dianthus Caryophyllus (garofano), pianta perenne erbacea di altezza fino ad 80 cm. Le foglie sono di colore grigio-verde tendente al verde-blu, sottili e fino a 15 cm di lunghezza. I fiori sono singoli o raggruppati fino a cinque insieme in una inflorescenza, hanno un diametro di 3 ÷ 5 cm e sono dolcemente profumati. Il colore originale del fiore è un naturale e brillante rosa-porpora;
il Narcissus (narciso), pianta fiorita bulbosa di dimensione variabile intorno a 50 cm. Presenta un bulbo dal quale scaturiscono foglie lineari, erette, di forma cilindrica. Sullo stelo compaiono i fiori, uno o due, formati da una parte esterna, dal cui centro spunta una corona a 6 lobi, variano il proprio aspetto secondo la specie. I fiori sono bianchi, con la corona rosso-arancione molto increspata;
la Leucanthemu Vulgare (margherita), pianta erbacea della famiglia delle Asteraceae, comunissima nei prati della penisola italiana. Alta 20 ÷ 40 cm (massimo 80 ÷ 100 cm), ha un fusto di colore verde, semplice o poco ramificato, glabro e marcato di righe rossastre lungo le scanalature. Le foglie basali variano fra 10 x 20 mm e 35 x 80 mm;