M[U]S city
Experimental project for a widespread museum in Helsinki.
L'architettura nordica si basa su una stretta relazione tra il costruito, la natura circostante e la popolazione. Tradizionalmente infatti la presenza della natura ha sempre influito nel loro rispettoso stile di vita, e ha influenzato anche la locazione delle loro città.
Bisogna inoltre considerare il clima come elemento naturale che influisce attivamente nelle possibili conformazioni della città. Ad esempio le case storiche sono tutte al massimo di tre o quattro piani, perchè era la massima altezza che riuscivano a raggiungere durante la costruzione nel periodo estivo, ovvero l'unica stagione in cui era possibile costruire in quanto nelle altre la temperatura scende spesso sotto lo zero.
Ci sono quindi due Helsinki da tenere in considerazione: una estiva ed una invernale.
Quella estiva è composta dalla popolazione che si riversa continuamente per le strade e i parchi, sfruttando il clima favolrevole. E' la città fatta di negozi, colori, brusio, movimento, ma anche calma, serenità. Sono numerosi i mercati all'aperto, i chioschi di cibo, i bambini in giro per la città. La popolazione riprende possesso sulla città, riconquista il suo spazio nella natura.
Quella invernale è la città che vive maggiormente nei luoghi coperti, che lavora, quasi in una dimensione monocromica (il bianco della neve e del ghiaccio), silenziosa. Acquisiscono importanza i luoghi di ritrovo come i pub, i musei, i centri commerciali e soprattutto le case. E' la stagione in cui la natura fa prepotentemente sua la città, la ricopre col suo manto e la rallenta inesorabilmente. La gente però è abituata, e timidamente sfida le condizioni avverse, cercando di sfruttare i pochi momenti permissivi del clima, per riprendere parzialmenteconfidenza con la loro città.
Helsinki è quindi una città che ha diverse facce a seconda del periodo, ed ognuna ha le sue abitudini. Sicuramente però il tutto è fortemente condizionato dal rapporto che ogni volta si instaura con la natura.
Infatti possiede anche una profonda connessione col mare, ma non solo perchè vi si affaccia, bensì perchè è parte integrante della città; molto spesso il mare è visto anche come un mezzo di comunicazione, di trasporto. Diventa quindi un elemento urbano.
E come tale viene sfruttato diversamente a seconda delle sue situazioni: quando è estate viene visto come un modo di connessione alternativo alle strade carrabili (avendo quasi tutti un'imbarcazione personale da poter usare per questo scopo); quando è inverno invece il mare si ghiaccia in diversi punti, espandendo di fatto il suolo calpestabile della città, creando delle passeggiate alternative, dei paesaggi nuovi.
La città inoltre è ricoperta, per almeno un terzo, da spazi verdi, che ne caratterizzano l'immagine.
Infatti, alcune volte delle diramazioni di verde partono dal centro città per poi perdersi abbondantemente al di fuori delle periferie, altre volte le aree verdi centrali si avvicinano tra loro creando una trama di parchi pubblici abbastanza fitta.
In questo contesto molto eterogeneo, inserire una singola architettura puntuale potrebbe essere un intervento dannoso, uno scompendo degli equilibri che si sono formati nel corso dei secoli. Si andrebbero infatti a spostare le attenzioni solo in un singolo punto di città, trascurando le ripercussioni che avrebbe: alcune zone centrali finirebbero inevitabilmente per essere ignorate, creando sache di "periferia" nel centro.
Non vivendo in Finlandia, quindi non conoscendo direttamente gli usi e i costumi del luogo, ho deciso di accettare la necessità di un nuovo museo in città, e quindi proporre a mia volta una sorta di soluzione espositiva che avesse dei buoni benefici dal punto di vista dell'immagine cittadina, ma che al tempo stesso la coinvolgesse e la rendesse parte integrante della conformazione del progetto. Perciò sulla base delle analisi fatte e della filosofia del concorso The Next Helsinki, ho proposto un progetto di un museo diffuso che influenzasse quanto più possibile l'area centrale della città aricchendola senza creare scompensi.
La scelta di progettare comunque un museo, anche se la competizione nasce proprio nell'idea di contrastare l'idea di edificio/logo idetificata dall'idea del Guggenheim, è dovuta al fatto che un edificio culturale è uno spazio ricercato dalla popolazione per creare un'identità di collettivo.
Quindi mi è sembrata soluzione migliore per facilitare la relazione della la popolazione con l'architettura; è infatti una tipologia la cui funzione è la trasmissione e la comunicazione di pensieri, quindi perfetta per lo scopo.
Il progetto nasce da una scomposizione ideale delle funzioni inserite in un tipico Ipermuseo, in particolare ho preso come riferimento quelle richieste dal bando di concorso del Guggenheim di Helsinki. Queste funzioni vengono separate dall'unità iniziale, e "sparse" per la città. Così facendo, l'idea stessa di museo si espande e si allarga su più spazio possibile, richiamando l'attenzione di una magiore quantità possibile di cittadini.
E' infatti un'architettura pensata più per gli abitanti che per il turista. Il turista è in cerca di qualcosa di nuovo che lo stupisca, e quindi non c'e niente di meglio di un “logo” come un unico ipermuseo, mentre il cittadino è interessato alle funzioni ed alle potenzialità che il museo offre alla città stessa. Inoltre il bando di The Next Helsinki chiedeva una maggiore integrazione tra città ed architettura.
Queste funzioni sono state collocate in 7 “eventi architetonici”: il performance space, l'area espositiva, il laboratorio, l'archivio, gli uffici, l'area ristoro e i negozi.
Il posizionamento di ognuna di queste architetture all'interno della città non è stato casuale: si riconosce infatti subito un idea di percorso. Queste si vanno ad inserire nella città, partendo dalla zona più centrale, il South Harbour, fino ad arrivare alla punta più isolata del centro cttà, il West Harbour. Con questi due punti di riferimento, inizio e fine ideali del museo, si può notare come questa nuova architettura crei idealmente un proseguo delle importanti architetture pubbliche di Helsiki. Inatti nel South Harbour si affacciano la cattedrale di Helsinki e la cattedrale Uspenski, due tra le più anctiche chiese della città; mentre a pochissima distanza ci sono la stazione ferroviaria centrale, il Kiasma museum, la Finlandia Hall, l'Opera, l'Ateneo, nonchè le vie più commerciali.
Il progetto si configura quindi come un proseguimento virtuale di questa zona, che arriva a colonizzare delle nuove aree, allargando di fatto l'dea di centro città inteso come cuore pulsante del luogo, e non solo per geografia.
La filosofia alla base di ogni oggetto architettonico da me progettato è quella di rispettare e, se possibile, ampliare il rapporto con la naturalezza che ha la città di Helsinki. Per questo si collocano quasi tutti in un parco urbano, o per lo meno nelle vicinanze. Ed è sempre pr questo che cercano continuamente una relazione col mare, l'elemento più caratterizzante della città.
Sono perciò degli edifici che si integrano col contesto, e evidenziano la città piuttosto che mettrsi in luce loro stessi, entrando quindi in un inevitabile conflitto urbano.
In questo modo si oppongono anche alle architetture-sculture tipiche della contemporaneità, riprendendo invece la semplicità architettonica che caratterizza la tradizione finlandese.
Sono degli oggetti inseparabili dal contesto, dipendono da esso.
La scelta di separare il museo in diversi pessi è stata pensata anche da un punto di vista economico. Sicuramente in Finlandia non avranno problemi di sorta, ma può capitare, per diverse vicissitudini, di esaurire gli stanziamenti, e quindi ultimare, ove possibile, la costruzione in modo approssimativo o parziale. La frammentazione dell'edificio invece dovrebbe facilitare il processo di costruzione: si potrano costruire le singole parti in funzione dei finanziamenti disponibili, ottenendo quindi diversi elementi finiti e funzionanti, anche in caso di esaurimento fondi.
SPAZIO ESPOSITIVO
Nell'area esatta in cui è stato indetto il concorso ufficiale per il nuovo Guggenheim di Helsinki, ho deciso di porre l'area espositiva del mio progetto di museo diffuso.
La zona è una banchina ovest del South Harbour, limbo tra il parco Tahtitorninvouren e il mare. Essendo una banchina è un'area artificiale caratterizzata dall'ingente presenza di cemento e l'assenza di vegetazione per motivi ovviamente funzionali. Originariamente però il parco si estendeva fino al mare, conferendo alla città un aspetto sicuramente differente e forse più consono alla sua tradizione.
Perciò la prima idea progettuale è quella di riportare idealmente il parco adiacente nella zona di progetto, diradandolo però mano a mano che ci si avvicina al mare. Non volendo creare un vero e proprio giardino urbano, ma semplicemente un richiamo al Tahtitorninvouren, sono stati integrati degli alberi reali insieme a dei pali di legno, che stilizzano idealmente il tronco. Anche questi elementi vanno diradandosi, in altezza e in numero, quando ci si avvicina al mare.
Alcuni di questi pali sono stati pensati anche per contenere l'illuminazione artificiale necessaria per l'uso notturno e invernale dell'area, quindi assumono anche un aspetto funzionale oltre che formale. Quest'effetto misto di alberi e tronchi dovrebbe ridare l'unità originale al parco, creando la giusta situazione per l'intervento architettonico.
Avendo analizzato diverse tipologie museali contemporanee e passate, mi sono trovato d'accordo con il modo di procedere di Stirling che diceva che il museo ottocentesco era più funzionale rispetto alla città.
La seconda idea progettuale perciò si basa e si sviluppa a partire dalla tipica conformazione neoclassica del museo: a pianta rettangolare, con quattro corti interne e una rotonda centrale, a rappresentare l'area principale del progetto.
Considerando invece che le opere d'arte contemporanee troppo spesso soffrono dell'influenza delle altre opere adiacienti, ho pensato di dover fornire degli spazi neutri, e soprattutto singoli, dove esporre (del resto questa è anche la nuovissima tendenza di allestimento delle gallerie d'arte e dei musei più prestigiosi).
In questo modo ogni singola opera d'arte esposta potrà godere di tutta la tranquillità visiva di cui necessita, senza avere delle infiltrazioni sensoriali da parte di altri oggetti; ogni opera è libera di permeare lo spazio e le emozioni secondo le sue regole e secondo la sua velocità.
Inoltre così si evita la fastidiosa distrazione e superficialità del visitatore: essendoci solo una cosa da vedere, lo spettatore dovrà per forza guardare, e magari sforzarsi di capire, ciò che sta vedendo, e non passare al pezzo successivo solo perchè non si comprende ciò che si ha davanti.
Per queste motivazioni ho deciso di operare una scomposizione, o meglio dei tagli, del volume del museo neoclassico ottenendo delle volumetrie più piccole. Nascendo da una geometria ben definita, se si guarda il progetto a distanza, o in prospettiva, sarà comunque riconoscibile l'unità originale seppur questa è stata diradata.
In questo modo, comunque, si otterranno dell situazioni più intime e raccolte in cui esporre, ottemperando al problema della molteplicità di messaggi mandati dalle troppe cose esposte ravvicinatamente in un museo contemporaneo.
L'operazione di taglio dell'architettura viene marcata dall'uso del colore, mentre le parti che rimangono integre sono caratterizzate da superfici specchiate. Questo perchè così le corti interne vengono amplificate, essendo riflesse a tratti suelle parteti delle sale, che invece "svaniscono" cedendo idealmente il posto alla natura.
Centralmente invece la rotonda del museo ottocentesco viene mantenuta integra, ma separata da qualsiasi altro elemento, costituendo quindi l'elemento più ingombrante di tutto il progetto. E' completamente riflettente e quindi, nonostante le sue notevoli dimensioni, finisce quasi per appartenere all'intorno, smaterializzandosi.
La forma del museo neoclassico utilizzato per la scomposizione viene invece costantemente richiamata mediante il percorso a terra. Questo è l'elemento di collegamento di tutto l'intervento, che definisce spazialmente le corti dall'area espositiva. Essendo anche questo però frutto di un'operazione di "taglio" dell'architettura originale, viene colorato, uniformandosi di fatto alle sale.
Nel progetto tutte le aree sono servite da un corridoio stilizzato, identificato paradossalmente da una tettoia trasparente. Questa tettoia è un oggetto forse necessario in una città dal clima rigido e non sempre favorevole come Helsinki. Infatti spesso è soggetta a intemperie, oltre che il freddo, che renderebbero difficoltoso il raggiungimento delle diverse frammentazioni; in questo modo invece si fornisce una protezione almeno contro le intemperie. La trasparenza invece è necessaria per rendere visibile la prospettiva delle sale che restituiscono l'unità del museo neoclassico.
Complessivamente dunque è un progetto che tende a reintegrare una naturalezza ormai scomparsa nella città, non limitandosi solo a reinserirla nel territorio. Infatti verrebbe anche amplificata in un contesto espositivo completamente integrato nel luogo e frutto di una concezione architettonica di derivazione classica.
In questo modo non si va creando un edificio immediatamente visibile, come invece sarebbe stato un qualsiasi Guggenheim, che si insedia sulla banchina portuale, e finisce di essere il nuovo punto focale della città. Bensì l'intervento restituisce alla città ciò che aveva perduto, mettendo quindi Helsinki in primo piano.
In conclusione, proseguendo idealmente le architetture notevoli di Helsinki e diffondendo il museo sulla costa sud dell città, si instaureranno numerose relazioni tra le diverse aree centrali, aumentando la fruibilità generale di quest'area del 40%.
Questo anche grazie ad una rete di nuovi percorsi principali che si verrebbero a creare. Aree ora ignorate dal circuito turistico, diventerebbero invece molto sfruttate, amplificando la percezione che si ha di Helsinki. Considerando infatti ciò che ora sono le percorrenze tipiche del turismo in questa città, ho stimato che, con l'aggiunta di un museo diffuso di questo genere, si avrebbe un'incremento del 50% di queste percorrenze. Essendo per la maggior parte interventi vicini alla costa, si potrebbe pensare anche a dei collegamenti marini, che, tra l'altro, consentirebbero anche una visione più globale del progetto.
In questo modo non solo Helsinki avrebbe il suo nuovo museo, bensì questo si trasforma anche in un miglioramento a livello urbano che permetterebbe a una parte maggiore di città di entrare in contatto col mondo dell'arte e, turisticamente parlando, amplierebbe le possibilità della città.