Casa in Rauchstrasse a Berlino
Non c'è molto da dire. All'inizio ho preso questo lavoro un po' come una scommessa. Una scommessa rispetto a dei condizionamenti del progetto di cui mi sfuggiva la ragione. Non capivo il senso del volume che ci era dato. Il perché delle sue misure. Il nome di Urban-Villa poteva solo farmi intuire le intenzioni del progetto urbanistico. Un volume troppo largo e troppo alto per una casa isolata, troppo esiguo per un blocco edilizio. Il mio progetto è stato fin dall'inizio il tentativo di riportare il volume dato a una dimensione di plausibile normalità. Di riportarlo alla dimensione di un corpo edilizio usuale.
È questa la ragione del piccolo cortile aperto a nord. E della mia ostinazione a difenderlo. Quel cortile doveva mettere in discussione le dimensioni del blocco e dargli un'unità di misura. Più che una casa compiuta in sé, il mio progetto sarebbe stato un frammento di edificazione: i due corpi che delimitano il cortile ne avrebbero indicata la direzione. Credo che nel corso del lavoro e delle trattative con il costruttore il progetto abbia perso parte della sua chiarezza. E il suo discorso da semplice si sia fatto goffo: il cortile diventato poco più che una fessura. Malgrado ciò, credo che l'immagine iniziale sia rimasta (se non altro per comparazione con i blocchi limitrofi): con la sua figura incompiuta che ricorda piuttosto i pochi sopravvissuti frammenti della vecchia "steinerne Berlin". La casa non è quindi esattamente come avrei voluto (cioè il cortile a nord più ampio e profondo, il loggiato a sud più arretrato rispetto ai due corpi laterali), ma ne posso capire il perché. Altri cambiamenti, anche se meno importanti, mi risultano invece del tutto inspiegabili, come il vano scala - inutilmente macchinoso - e il padiglione d'ingresso, diversi dai disegni (vero è che non ho potuto in alcun modo seguire la costruzione).
Tutto sommato un'esperienza istruttiva.