Progettare un innesto in un edificio storico di alto valore come la Stazione Zoologica Anton Dohrn risolleva la questione fondamentale degli interventi contemporanei sull’esistente. Una destinazione d’uso così affascinante come l’ampliamento dell’acquario pone il progettista di fronte alle suggestioni non solo dell’ edificio e della città, ma anche della natura che li contiene. Inoltre considerare le stratificazioni che il trascorrere del tempo ha sovrapposto in uno stesso luogo, presuppone un’attenta capacità di lettura, che riesca a coniugare le funzioni che verranno ospitate con lo spirito del costruito. Architettura come maturazione della città , che sovrascriva lo stato esistente in chiave contemporanea, evitandone un travestimento tecnologico per denunciarne il contenuto.
Fronti, un impaginato stratificato. Analizzando il progetto dall’esterno verso l’interno si pone subito l’accento su come segnare la nuova facciata, per garantire una lettura dell’ intervento in armonia con le apparecchiature murarie esistenti. La tripartizione arcata dei fronti cerca di dialogare con la serialità esistente ed in particolar modo con il volume di ingresso principale, più dilatato, ma suddiviso alla stessa maniera in tre porzioni. I due archi laterali del nuovo prospetto si interrompono quando entrano in contatto con i blocchi esistenti, per dare rilevanza al volume progettato, che appare più largo del fronte (come si può vedere nell'attuale piano attico). La lettura dell’involucro non si ferma a questo sistema di membrature. Aldilà di un leggero arretramento si manifestano le due aperture, uguali per ogni fronte, in stretta relazione sia con le disposizioni interne, sia con il sistema di bucature tuttora esistente. Al piano terra un’apertura ad arco ribassato occupa due terzi del fronte, in continuità con il basamento di tutto l’edificio. Ai piani in quota una grande finestra si attesta in modo armonico con gli allineamenti dei vari livelli.
Ingresso, dilatazione e interazione. Il nuovo accesso secondario, rivolto verso Riviera di Chiaia, è segnato inoltre da tre elementi a terra, che estendono il progetto e lo mettono in relazione con il contesto esistente.
Al centro una rampa (che raggiunge il percorso principale del parco) permette l’accessibilità da parte di fruitori disabili alla quota dell’esposizione, in continuità con l’allestimento interno. A destra la scala recupera il dislivello presente. Nel terzo verso ovest, una vasca affianca la rampa e porta all’esterno l’atmosfera dell’acquario, come preludio pubblico dell’esperienza offerta dalla visita. La vasca inoltre si inserisce nel fronte, per penetrare all’interno dell’edificio e assecondarne la permeabilità verso la città. Nel lato sud viene mantenuto il montacarichi esistente, rivestito con un nuovo involucro che definisce l’unità progettuale della porzione considerata. I diversi layer di facciata , vengono pensati in modo contrastante da un punto di vista materico. Quello esterno viene finito in intonaco, in linea con il paramento attuale. Mentre quello arretrato è trattato in maniera da evidenziarne il contrasto con il primo, con una lavorazione scabrosa di pannelli in calcestruzzo prefabbricato di dimensione 9x2m. Questo trattamento ha l’obiettivo di intensificarne la texture e le ombre portate.
Un acquario passante. La tripartizione della facciata viene mantenuta anche nel disegno delle piante. L’ampliamento dell’acquario gode di una distribuzione tanto semplice quanto evocativa. Un percorso centrale garantisce ai fruitori un’immediata comprensione dell’allestimento e organizza i flussi recuperando l’impianto classico della galleria. La nuova assialità nord-sud, costituisce un passaggio fisico e visuale senza soluzioni di continuità, in modo da definire una costante contaminazione tra l’esterno e l’interno della S.Z., tra l’accesso secondario,l’allestimento e il mare. Questo segno si dilata e si contrae a seconda delle dimensioni degli acquari, delle vasche tattili e degli altri elementi di arredo, in modo da trasmettere variazione e ricchezza di esposizione. La libertà della soluzione permette di sfruttare a pieno la morfologia dello spazio a disposizione, che allo stato attuale presenta nicchie e rientranze alle quali l’acquario si adatta . La successione di pieni e di vuoti che si cerca di perseguire viene rafforzata anche in sezione, sia con altezze differenti a seconda del punto considerato, sia con l’affiancamento di elementi bassi agli acquari a tutta altezza. La previsione di sedute all’interno del percorso permette di sostare durante la visita. L’insieme di piani ed espositori viene legato da un unico rivesimento che rappresenta un involucro interno continuo a ridosso delle murature esistenti. Questo, in ferro cerato, esalta allo stesso tempo i colori della natura nelle vasche illuminate e l’atmosfera scura dell’acquario esistente. In definitiva si delinea una tripartizione anche orizzontale dell’intero piano terra: la pavimentazione con la fascia logistica delle vasche, le ampie vetrate trasparenti degli acquari e la controsoffittatura in pannelli di alluminio riflettente. Questo trattamento ricrea un’atmosfera marina con giochi di trasparenze e riflessi nella quale il visitatore risulta protagonista. L’ingresso all’allestimento, come evidenziato dal bando, è stato previsto nell’asse orizzontale, affiancato dalle due aree dei grandi pelagici. Viene mantenuta comunque aperta e qualificata l’ipotesi di accedere alla nuova porzione attraverso il passaggio a sud-est dell’area di progetto, come sottolineato dal documento preliminare alla progettazione.
Il laboratorio umido. La progettazione dei tre livelli in quota destinati alle altre funzioni muove da considerazioni elementari sull’edificio esistente: il mantenimento del solaio di calpestio del primo piano (a meno del vano ascensore), l’allineamento dei livelli con le quote dei piani dei corpi contigui dell’edificio, il rispetto della cubatura attuale. La piena consapevolezza dello spazio viene trasmessa attraverso un triplo volume che lega tutti i piani e si estende per un terzo della superficie disponibile, in modo da mantenere evidente la tripartizione della pianta e della facciata.Questo grande vano, comunica la verticalità dell’edificio e permette di percepire a pieno la volumetria della S.Z.. Inoltre il sistema di controsoffitti delle due campate rimanenti mira a ribadire la plasticità del disegno delle facciate, ponendo l’accento sull’apparato morfologico adottato dell’arco e della volta a botte. Così si definiscono anche i necessari spazi di intercapedine con il sistema strutturale di servizio al passaggio degli impianti. Il primo livello ospita il laboratorio umido ed un laboratorio multifunzionale, completando la parte comune a disposizione delle scolaresche e del pubblico. Le funzioni godono direttamente della grande altezza sopra citata e si presentano come degli spazi open space flessibili capaci di gestire gruppi di fruitori, con la possibilità di essere separati dall’attività dei ricercatori. Questi ambienti presentano un arredo che denuncia la verticalità del volume attraverso una successione di montanti metallici lungo la parete ovest che supportano un sistema di mensole e riproduzioni di esemplari della fauna marina. Inoltre la fascia più bassa contiene le vasche di servizio ai laboratori, mentre la restante superficie è suddivisa tra banchi di lavoro e pareti attrezzate per gli strumenti di servizio alle attività. L’arredo utilizza come materiale principale il laminato compatto ad alta pressione (HPL) di colore verde smeraldo e finiture in ottone.
Archivio e sala consultazione. Il secondo livello contiene l’archivio, spazio di stoccaggio della collezione di libri della S.Z. che permette anche la consultazione e lo studio. Le due grandi aperture arcate in facciata permettono un affaccio diretto verso entrambi i lati ( mare, città ) e un coinvolgimento con l’esterno dei fruitori degli spazi di lettura. L’area di consultazione è costituita da un arredo principale in linea che ospita diverse postazioni ed affaccia verso il triplo volume. Sala consultazione ed archivio sono indipendenti ed isolate rispetto al piano sottostante. L’arredo prevede l’utilizzo di elementi in legno con finitura in ottone e HPL.
Spazio per la ricerca. Gli ambienti destinati ai ricercatori, occupano l’ultimo livello dell’intervento, che definisce quindi un grado di privacy crescente man mano che si risale l’edificio. Gli spazi si configurano come due ali simmetriche composte da uffici isolati e open space, separabili all’occorrenza. L’arredo viene trattato alla stessa maniera del livello sottostante. La copertura, in stretto rapporto con questi spazi, ripropone allo stesso modo degli altri piani un sistema di controsoffitti in volte a botte ad arco ribassato con una particolarità relativa a quello del triplo volume. Qui infatti un lucernario lineare occupa un terzo della superficie disponibile, per illuminare in maniera diffusa in primo luogo gli spazi di lavoro dei ricercatori ed in seguito il resto delle funzioni in quota.