SNBR’s Bureaux & HYPARGATE
"Vers un architecture en Pierre” is the title of Giuseppe Fallacara's book about the history of this building and of this great work of architecture and engineering called “Hypargate". The intent of the Architecture School of Bari, paraphrasing the famous passage from LeCorbusier is precisely to let revive the tradition, certain that the great architecture of ancient remains an inexhaustible source of inspiration that can generate a modern architecture.
The SNBR, one of the pioneering companies in the field of restoration in France, was able to understand the architecture of Giuseppe Fallacara and its deeper meaning. His involvement in the field of stone and the environment in which one works the material, led her to become a pioneer in the adoption of the most modern technologies for the treatment and size of the material.
The Architecture, with capital letter, is something that constructs a link between our short period on this Earth and Eternity. These days in total connection and silence inside and around this building permitted me to live a total experience. An immersion inside my history and my formation as architect in Bari.
Enjoy my reportage.
GaZ Blanco | www.gaZblanco.com
Italian architects of the New Fundamentals Research Group (Polytechnic University of Bari) and engineers from Roma Tre University, have designed the ‘Hypargate’ – the first discrete hyperbolic paraboloid made of stone. The installation revives the ancient art of stereotomy – a process that draws upon geometrical knowledge and techniques of cutting blocks of stone into complex frameworks.
L’edificio per uffici SNBR è stato progettato per l’omonima società francese di Saint-Savine-Troyes, specializzata nel restauro e nella realizzazione di manufatti in pietra attraverso lavorazione con macchine a controllo numerico.
La richiesta del committente era di realizzare un edificio dal carattere rappresentativo ed eloquente dell’identità della società, che lavora la pietra, materiale antichissimo con tecniche fortemente innovative.
Dal rapporto, quindi, tra tradizione ed innovazione è stata condivisa l’idea di costruire una struttura in pietra portante concepita e realizzata secondo le più moderne tecnologie di lavorazione del materiale.
La volontà di realizzare la forma-struttura dell’arco come solido “ponte” tra passato e futuro rappresentava una sfida molto complessa, ovvero intraprendere un confronto diretto con l’architettura del passato provando a dire nel frattempo qualcosa di nuovo.
L’edificio è concepito come una grande copertura, sotto cui organizzare liberamente il programma funzionale, in sintonia con il genius loci della campagna francese disseminata di tetti a doppia falda inclinata, utilizzando la logica degli archi diaframma disposti su piani paralleli.
L’idea di realizzare un tetto coincidente con lo spazio interno dell’edificio è un archetipo dell’architettura, legata al concetto di appropriazione e protezione dello spazio dell’uomo dall’ambiente esterno, in sostanza un gesto unico per creare uno spazio architettonico.
A sostenere la grande copertura sono presenti quattro archi in pietra, con luce pari a 16 metri ed un’altezza in chiave di 6 metri (intradosso), quindi dalle proporzioni molto ribassate. Gli archi si impostano su otto piedritti in cemento armato, che li sollevano dal piano di calpestio di circa 1,8 metri, rendendo così fruibile l’area sottostante.
Lo sviluppo della forma architettonica dell’arco si è articolata intorno all’ottimizzazione della forma strutturale, al fine di ridurre al minimo gli spessori della pietra per motivi di carattere economico ma soprattutto di carattere estetico, legato ad un concetto di sperimentazione estrema delle potenzialità del materiale lapideo.
Gli archi sono realizzati in pietra calcarea pierre de Valanges, utilizzando 29 maxi conci per ciascun arco. La linea di intradosso è parabolica mentre quella di estradosso è retta, i giunti tra i vari maxi conci sono realizzati con curve sinusoidali.
La curva parabolica d’intradosso “segue” la curva ideale delle pressioni a cui l’arco è soggetto, le linee rette superiori a doppia pendenza sono pensate per sostenere direttamente la struttura in legno del tetto ed, infine, la modellazione delle articolazioni dei giunti curvilinei aumenta la superficie di contatto tra i conci e di conseguenza il loro attrito, oltre a scongiurare fenomeni di fratturazione della pietra. L’arco si ripete parallelo a se stesso con una distanza di 4,5 metri costituendo tre campate interne fino a coprire una superficie di circa 300 mq.
La distribuzione funzionale dell’interno è organizzata intorno al grande vano centrale a tutt’altezza, delle dimensioni di 11 x 8 metri, destinato a spazio polifunzionale in cui organizzare mostre, esposizioni ed eventi di ricerca dell’azienda. Questo grande spazio è illuminato dalla vetrata posta sul lato sud, concepita come uno squarcio a tutt’altezza del muro esterno. Lungo i lati est ed ovest sono presenti sei uffici con accesso direttamente dal vano centrale; l’organizzazione delle tramezzature degli uffici segue la campata degli archi, mentre sul lato nord è presente un area funzionale dedicata ai servizi (bagni, deposito, archivio) in cui si trova una scala da cui si accede al mezzanino superiore destinato a sala riunioni. Questo spazio elevato di circa 2,80 metri permette di godere di un punto di vista privilegiato della spazialità interna dell’edificio, facendo sfiorare la massività degli archi all’osservatore. Tra lo spazio polifunzionale centrale e lo spazio dei servizi è realizzata una parete diaframmata in pietra, che funge da filtro visivo tra i due spazi.
Gli aspetti legati ai temi della sostenibilità ambientale dell’edificio hanno rivestito sin dal principio un aspetto determinante, la volontà era di realizzare un edificio HQE (Haute QualitéEnvironmentale) secondo gli standard energetici francesi, utilizzando prevalentemente materiali naturali, in particolare pietra e legno. Gli aspetti salienti del comportamento “eco-consapevole” dell’edificio sono rappresentanti in prima istanza da questioni strettamente legate alla progettazione del comportamento passivo dell’edificio.
Innanzitutto la forma e la tipologia dell’organismo architettonico influenzano in modo decisivo le sue prestazioni energetiche. L’edificio ha una pianta rettangolare (20 x 15 metri) che permette di avere una buona compattezza (minor superficie disperdente), garantendo allo stesso tempo sufficienti standard di illuminazione e di aerazione in tutti gli ambienti.
L’edificio sfrutta un orientamento ottimale rispetto alla sua latitudine, la differenziazione di soleggiamento dei fronti, nei diversi periodi dell’anno, ha portato a soluzioni architettoniche che sfruttano o correggono il comportamento passivo dell’edificio.
L’esposizione a sud della grande vetrata consente una maggiore captazione dell’energia solare in inverno, in quanto i raggi solari, essendo più bassi, penetrano direttamente nell’edificio, mentre nel periodo estivo, essendo il sole più alto, i raggi solari si infrangono sullo sbalzo della copertura creando un cono d’ombra.
Giuseppe Fallacara