Il concetto di gioco si basa sulla definizione di un “campo” – sia esso una plancia o una piazza – e di regole che possano permetterne l’uso in maniera divertente e soddisfacente. La proposta per la riconfigurazione del campo dei cordami parte da questa semplice riflessione e dalla provocatoria affermazione di Rem Koolhaas “senza l’architettura tutto è possibile, con l’architettura null’altro è possibile”. L’approccio utilizzato si basa, quindi, sulla ridefinizione di uno spazio attraverso azioni minime di intervento che, mediante l’uso dei materiali, suggeriscano una nuova gerarchia dello spazio e una nuova fruibilità. Limitando al massimo la presenza di elementi “architettonici” per permettere a ciascuno (soprattutto i bambini) di poter scrivere le regole di uso del campo senza intralci o funzioni rigidamente assegnate.
La pavimentazione del campo è ripensata utilizzando soltanto due materiali affinché lo spazio venga percepito come un’estensione delle calli e siano chiaramente leggibili in esso gli ambiti di passaggio, gioco e sosta. I masegni in trachite – recuperati e ricollocati in sostituzione del porfido attuale – ospitano un tappeto in basalto che definisce la zona su cui giocare. La tessitura dei moduli di basalto, più grandi al centro e più piccoli ai margini inferiore e superiore, è differenziata per suggerire i possibili giochi da attuare. Basterà un gessetto e della fantasia per trasformare questa superficie in uno stadio o in una scacchiera.
Gli alberi indicano le zone di sosta e permettono di restituire una visione “ordinata” dello spazio, soprattutto sul margine occidentale del campo dove la rientranza nell’edificato diventa un giardino “segreto”. L’unico volume aggiunto è costituito dal deposito dei giochi che, posto sull’angolo merdionale del tappeto di basalto e parzialmente interrato, si configura come una pedana rialzata su cui poter andare con lo skate o utilizzare per piccoli spettacoli.