A House For.
“Parlare è un bisogno.
Ascoltare è un’arte.”
( Goethe )
L’Architetto ha il compito di percepire i battiti che pompano la vita all’interno della contemporaneità e l’atto di abitare un luogo, diversamente da quello di occuparlo certifica l’esistenza di una coscienza. Le relazioni che si instaurano tra i luoghi, le cose, l’uomo che li vive e le sue azioni lasciano spazio a delle tendenze che, nel tempo, modificano e plasmano il suo modo di vivere ed abitare suddetti luoghi. Il dialogo che si instaura tra questi attori è continuo e talvolta si struttura attraverso “silenzi eloquenti “ che l’architetto è chiamato ad ascoltare. L’uomo contemporaneo, quanto mai prima d’ora, vive ed incarna il dualismo che per sua natura lo trafigge; egli è chiamato quotidianamente a riconciliare le due anime che lo compongono: una immanente, corporea e tangibile l’altra, trascendente, spirituale ed eterea. Se da una parte, grazie alla tecnica ed alla tecnologia, assistiamo al progressivo disgregarsi dei limiti imposti dallo spazio e dal tempo e ne siamo partecipi alla stregua di entità divine, alla stessa maniera viviamo nella coscienza di dover rispondere alle esigenze del nostro corpo, croce e delizia di un’esistenza imperfetta. La “ Nostra Casa “ si attesta su un lotto ipotetico, variabile, di volta in volta diverso, di fatto non è importante la sua collocazione, sarà essa stessa attraverso la sua presenza e quella di chi la abita a costruire il luogo, a renderlo tale. Il suo basamento, dalla forte stereotomia la radicherà grazie alla forza di gravità. Esso è volontariamente e necessariamente il solo elemento massivo e fortemente tridimensionale tra quelli che caratterizzano il progetto, perché rappresenta il grado zero, la presenza di un’incrollabile certezza su cui poggiare il progetto di una vita. Il basamento ricalca le proporzioni di un rettangolo aureo, sul quale si basano molte proporzioni rintracciabili nel mondo della natura e nella stessa figura umana. A segnalare lo spigolo del quadrato che ne determina le proporzioni troviamo una scala che, scalfendolo, funge da portale, tra il mondo esterno e questa casa ideale. Essa a sua volta sembra avere la necessità di ribadire questo dualismo che trafigge la vita dell’essere umano. Così vediamo come la casa vera e propria si materializza al di sotto di un reticolo capace di disegnare lo spazio misurandolo; gli elementi che dominano sono due: il focolare domestico, presenza imprescindibile che rimanda a qualcosa legato al sapore atavico della vita ed un muro, forse luogo dove insiste l’apparato tecnologico della casa, che, tracciando un limite nello spazio lo separa, dando luogo ad un prima ed un dopo, ad una destra ed ad una sinistra, regolando i rapporti tra le spazialità di diverso tenore all’interno dello spazio domestico. Lo sviluppo aureo del quadrato è invece allegoria della componente intellettuale e spirituale dell’uomo, esso non è altro che un “ ara “ dedicato al culto di un’attività intellettuale costante e necessaria, viva e capace di rompere le catene imposte dal corpo che man mano decade e la sfera è la degna celebrazione di questa sorta di Iperuranio. Il mondo all’esterno non è altro che la “ Grande Bellezza “ che risiede negli occhi di chi guarda.