MACCHINA DI SANTA ROSA
Concorso per la Macchina di Santa Rosa a Viterbo
JAS con Mauro Palamini / Rocco Valentines / Alberto Prinzo
L’idea alla base di questo progetto per la nuova macchina di Santa Rosa è quella di creare un dispositivo che riesca ad integrare da una parte la narrazione per immagini, allegorie o simboli degli eventi che hanno caratterizzato la vita della Santa e dall’altra gli spazi specifici della città di Viterbo che con il passare degli anni sono sempre più divenuti palinsesto per il suo ricordo.
Una struttura esile e trasparente, composta da pezzi diversi tra loro assemblati apparentemente in modo disordinato, ci racconta attraverso il suo apparato figurativo la novella di questa ragazza fantastica e dei luoghi dove questa storia immortale si è svolta.
I singoli pezzi restituiscono tridimensionalmente le dimensioni ed i rapporti dimensionali tra gli spazi urbani della città di Viterbo che ad oggi sono divenuti i cardini della processione che ogni anno ci ricorda la traslazione della salma della Santa. La base di questi singoli elementi è costituita dall’impronta geometrica stilizzata dei luoghi della processione (Porta Romana / Piazza Fontana Grande / Piazza del Plebiscito / Piazza delle Erbe / Chiesa del Suffragio / Piazza Verdi / Santuario di Santa Rosa), mentre l’altezza deriva dal rapporto tra la grandezza di una singola piazza rispetto alla sommatoria delle altre ( piazza più ampia uguale ad elemento più alto, piazza più piccola uguale elemento più basso). Questo permette di relazionare i singoli momenti della processione ad una parte specifica della struttura che ne diviene protagonista.
L’illuminazione della struttura è anch’essa pensata per essere un meccanismo composito in grado di svilupparsi e modificarsi lungo il percorso della processione, andando a relazionare la macchina di Santa Rosa al suo contesto
immediato in modo sempre diverso.
Un effetto di nebbia creata attraverso delle comuni macchine del fumo avvolge la struttura intera e la fa appartenere ad un mondo altro, effimero e lontano, enfatizzando nello spettatore la sensazione di assistere ad un momento la cui forza evocativa è straniante, al di fuori della sua comprensione, e acquisisce una dimensione di ultraterreno, quasi di divino.