PADIGLIONE ITALIA EXPO 2015
DECLINAZIONE DEL TEMA EXPO
L’Italia e l’italianità sono da sempre identificate con l’energia che scaturisce dallo stare insieme, che vuol dire amicizia, comunità, accoglienza.
E’ dall’idea di coesione, come generatrice di energia vitale, forza propulsiva del cambiamento per un ritrovato senso di comunità, che siamo partiti per individuare la giusta declinazione al tema generale dell’Expo, per il nostro progetto del Padiglione Italia: To meeat.
To meeat (nato dalla crasi dei verbi “meet” e “eat”) vuol dire riconoscersi come parte di una comunità - la Comunità Italia e la comunità globale - e incontrarsi in nome del Cibo, e attraverso il Cibo riscoprire il senso della nostra storia e costruire il senso del nostro futuro.
Il tema To meeat stimola il visitatore a ritrovare una nuova consapevolezza del nutrimento come atto naturale e puro, di ritrovata simbiosi con la natura, consapevolezza che è anche riconoscere l’importanza del ritrovarsi insieme per condividere questo momento sacro, nell’ambito di una comunità, locale o globale che sia.
Attraverso l’immagine avvolgente e accogliente del nuovo Padiglione Italia intendiamo dare vita e forma al tema della connessione e della condivisione, e quindi al valore della Comunità, inteso sia come aspetto peculiare del Paese-Italia, sia come invito a tutto il mondo ad una maggiore responsabilità e
solidarietà nella condivisione e gestione delle risorse del Pianeta.
CONCEPT ARCHITETTONICO
Il concept architettonico del Padiglione Italia si ispira a un’idea di architettura sistemica -generatrice di relazioni - che a sua volta costruisce un’architettura-paesaggio: la modalità con cui queste relazioni sono organizzate ed espresse dà vita non ad un unico volume contenitore ma ad un insieme di volumi che costruiscono un paesaggio architettonico, evocante l’immagine di una foresta urbana.
Se esternamente, verso il Cardo, il progetto del Palazzo Italia si ricompone in una volumetria più rigorosa e unitaria per far fronte alle esigenze funzionali e di comunicazione multimediale espresse dal Documento preliminare alla Progettazione, l’architettura-paesaggio si rivela allo spettatore una volta attraversata la piazza espositiva posta al piano terra, generando una sensazione di sorpresa e un senso di scoperta, che rappresenta la prima tappa del viaggio all’interno del Percorso espositivo vero e proprio.
Il percorso del Visitatore inizia immergendosi nella piazza coperta che conduce nella foresta urbana, definita da alberi- volumi architettonici che si appoggiano a terra come grandi radici, definendo una spazialità labirintica che accoglie e avvolge il visitatore. Gli appoggi puntuali dell’edificio, che organizzano al piano terra uno spazio labirintico e ancestrale, presentano infatti una volumetria sinuosa
e organica che richiama quella di certe radici giganti della pianta di Mangrovia. Allo stesso tempo questi volumi presentano una pelle che rievoca, anche se in forma astratta, la corteccia delle radici, nel suo essere intricata e ruvida ma anche fluida e avvolgente.
La pelle “ramificata”, ad un primo livello di lettura evocativa della natura primitiva-ancestrale dell’architettura del Padiglione (parafrasi architettonica del To meeat nature, la natura ritrovata) vuole essere allo stesso tempo evocazione della rete intesa come rete sociale e quindi comunità (to meet people, il social network) ed anche, come rete neurale, con riferimento specifico al tema del Vivaio (la rete dove si accendono le idee), connotazione concettuale-funzionale sia del padiglione expo che della sua riconversione futura ad edificio destinato alla Ricerca ed Innovazione.
I volumi avvolgenti e accoglienti dell’edificio, che si costruiscono attorno allo spazio pubblico della piazza, con la loro preziosa trama intrecciata e simboleggiante l’idea del network, hanno poi il valore di identificare il Padiglione Italia come il cuore simbolico e funzionale di tutte le relazioni diplomatiche italiane all’interno di Expo.
Si delinea una architettura-paesaggio che nel suo essere evocazione della natura primitiva e ancestrale, si protende verso l’alto con linee fluide e dinamiche, proprie del linguaggio della contemporaneità:
una volta addentratosi nella piazza evocante la foresta primitiva e ancestrale , il visitatore scopre che i volumi del padiglione si aprono e si protendono come grandi braccia verso il cielo, ansiose di toccare il futuro.
L’articolazione volumetrica del progetto è basata su quattro blocchi principali, organizzati intorno ad un vuoto-piazza centrale, collegati tra loro da elementi-ponte; al loro interno sono organizzate le macro funzioni principali richieste dal Documento Preliminare: Area espositiva, Auditorium, Uffici e Sale riunioni.
I quattro volumi architettonici, come se si trattasse di alberi, presentano degli appoggi massivi puntuali a terra che simulano le grandi “radici” del percorso espositivo del piano terra; gli stessi volumi, visti dall’interno della piazza, aprendosi e ampliandosi verso l’alto, si liberano poi con “chiome” leggere, attraverso superfici vetrate su cui si allungano “rami” che in maniera dinamica tessono la trama di
queste chiome.
Le volumetrie del progetto così articolate costruiscono un’architettura-paesaggio dalla forte urbanità, quasi fosse esso stesso un organismo vivente, dove il Visitatore potrà “arrampicarsi” e godere del panorama che sarà diverso a seconda del blocco architettonico e funzionale in cui si trova, e del livello di riferimento, fino ad arrivare sulla grande terrazza di copertura,dove, affacciandosi, godrà della vista
della grande chioma della architettura-foresta.
Il dinamismo delle volumetrie architettoniche è ottenuto nell’interno della piazza attraverso superfici inclinate dal basso verso l’alto che curvano in corrispondenza degli spigoli, conferendo fluidità e leggerezza all’insieme, offrendo al Visitatore una vista di alto impatto emotivo; l’inclinazione e la curvatura dei volumi sono gestite con angolature che si ripetono per una rapidità ed un’ottimizzazione dei costi di costruzione.
Verso l’esterno invece i volumi risultano più compatti e ortogonali, per una maggiore armonizzazione con il fronte del Cardo e gli edifici e quinte che su esso si affacciano.