UNA TECA GIGANTE: paesaggio in provetta
Riconversione/riqualificazione dell'ex struttura industriale Bailo
1. PAESAGGIO IN PROVETTA
Il bando chiede sostanzialmente due cose:
Mantenere la struttura esistente, integrandola il più possibile con il paesaggio circostante.
Progettare un polo ludico-museale innovativo, che si occupi di natura e paesaggio (raro da trovare in Italia) in grado di polarizzare energie culturali e ricreative di provenienza sovra-regionale.
Un progetto ambizioso e molto difficile, ma estremamente interessante.
Che fare?
Per l’edificio attuale, che appare “altro” rispetto al contesto, per dimensione, forma e materiali di rivestimento, si è deciso di sostituirne l’involucro esterno, mantenendo la struttura esistente per la quasi totalità.
Allo scheletro in cemento e lamellari di abete ridipinto, viene aggiunto un nuovo involucro in vetro che consente di vedere la struttura anche dall’esterno: una tessitura di pilastri e travi che viene messa a nudo e, di fatto, “ri-coperta”. Così facendo riusciamo a “valorizzare” l’edificio esistente, ma allo stesso tempo diamo nuova visibilità e forma al manufatto, contenendo i costi.
Un Readymade dadaista dove l’oggetto muta ruolo, significato e aspetto.
La creazione di un polo ludico-museale, in grado di diventare un vero e proprio cantiere sul paesaggio richiede un edificio funzionale, economico e rappresentativo. L’obiettivo è di raccontare, spiegare e far vivere nella sua essenza la natura e il paesaggio (non solo) trentino all’interno di uno spazio racchiuso.
Progettare un museo d’arte è in qualche modo più facile: avremmo optato per un edificio opaco e introverso, in grado di filtrare in modo ottimale la luce evitando la comunicazione interno-esterno che, in questi musei, è “distraente” e inopportuna.
Per un museo che deve esporre natura e paesaggio il tema è diverso, anzi, opposto: si tratta infatti di progettare un museo/laboratorio in grado di descrivere, raccontare i diversi regni naturali e le vicende antropiche del territorio, che sono per loro essenza “materiale vivente”. Si tratta di incuriosire, far toccare e riscoprire, guardandoli con occhi nuovi, i diversi materiali della natura e del paesaggio.
2. UNA TECA GIGANTE
Abbiamo quindi pensato ad una grande Teca trasparente, in grado di contenere pezzi esemplari del paesaggio trentino.
Un “paesaggio in provetta” che non imbalsama la natura, ma la rigenera e la decodifica per quello che è nella realtà, in scala uno a uno, capace di scandagliare e analizzare scientificamente la natura e i paesaggi in modo attraente, sperimentale e inedito.
Una scatola trasparente che forza la relazione tra interno ed esterno. Il visitatore, mentre analizza la natura nei suoi molteplici aspetti, alzando gli occhi può vedere intorno a sé il profilo delle montagne, i boschi e le nuvole cariche di pioggia, rovesciando la tradizionale separazione tra dentro e fuori che caratterizza la gran parte dei musei. Ciò che siamo abituati a vedere svogliatamente (alberi, animali, montagne, nuvole...) diventa, all’interno della teca, oggetto di osservazione puntuale, scientifica ed artistica. Il mondo naturale che ci circonda, così sublimato, viene reso esplicito e cosciente: nei frammenti, nelle rappresentazioni, nelle ricostruzioni e nelle immagini proiettate sugli schermi e sul pavimento. Uno sguardo “surrealista” sulla natura, dove la sua rappresentazione diventa il mezzo indispensabile per capirla ed interpretarla.
3. L’ARCHITETTURA VERDE DEL TERRAPIENO
La Teca in vetro si appoggia al terreno, che è sempre caratterizzato (in questi luoghi) da andamenti, forme e dislivelli diversi. Nelle architetture di montagna ancor più che altrove ”l’attacco a terra” dell’edificio è parte essenziale del progetto. Il basamento su cui poggia la teca è quindi pensato come un elemento fondamentale di espressione architettonica: il piano terra e il piano interrato si mescolano e si sovrappongono fino a confondersi, come succede nelle architetture di montagna.
La Teca viene così avvolta da un terrapieno in terra armata, alto 8/9 metri, che diventa una vera e propria architettura verde, una parte vitale del museo. Il terrapieno ospita infatti laboratori all’aperto, punti di sosta, una terrazza panoramica con i tavolini del bar, delle librerie verdi (dove sono selezionate le essenze principali) ed altre funzioni museali. Il terrapieno permette inoltre di accedere ad una passerella sospesa e sopraelevata che collega il museo con l’ Arboreto del Tesino, che ne diventa così un naturale prolungamento.
4. 3 REGNI…3 LIVELLI…3 GRADI DI APPROFONDIMENTO
Come sviluppare e illustrare all’interno di un museo sperimentale i tre REGNI (minerale, animale e vegetale) + tradizione e architettura, che di questi elementi si sono nutriti?
Non è facile illustrare e descrivere i 3 regni + l’architettura, senza perdere la dimensione del paesaggio, dove tutto si sovrappone, si mescola e trova coerenza d’insieme. Per tale ragione, dovendo organizzare all’interno di una architettura (edificio su 3 livelli) la descrizione e la rappresentazione della natura, ci è sembrato quasi ovvio, sicuramente logico, suddividere il paesaggio trentino secondo TRE “ambienti” che lo caratterizzano, ognuno dei quali contiene al suo interno il regno animale, vegetale, minerale e antropico:
PIANO INTERRATO: è lo strato sotterraneo, lo spazio del buio e della luce, della solidità e della stabilità, dei minerali e del basamento.
PIANO TERRA: è lo strato della superficie della terra, un paesaggio tridimensionale, visivo e scenografico. Si distinguono i picchi e le valli, i fiumi, la flora, la fauna e l’architettura.
PIANO PRIMO: è lo spazio dell’aria, del vento delle nuvole delle chiome e degli uccelli. Genera sensazioni inedite (instabilità - sospensione) e inediti punti di vista.
Itinerari specifici sia lineari che TRASVERSALI permettono FLESSIBILITÀ DI UTILIZZO e di personalizzazione delle esperienze, in base a categoria di utente, interessi personali e durata della visita.
Come fare un museo innovativo?
SE ASCOLTO DIMENTICO, SE VEDO RICORDO, SE FACCIO CAPISCO.
Abbiamo raccolto la lezione dei cosiddetti “musei di nuova generazione”, interattivi, emotivi, esperienziali, immersivi, laboratoriali e articolati secondo le caratteristiche e le esigenze della metodologia educativa della ludo-didattica ovvero dell’ EDUTAINMENT (Education + Entertainment). Sulla scorta delle principali operazioni dei Science Centre che utilizzano strategie “edutainment” assai raffinate abbiamo adottato TRE grandi “modalità” di comunicazione:
EXHIBIT “Vedere” (COMUNICAZIONE/ESPOSIZIONE SCENOGRAFICA, IMMERSIVA ED EMOZIONALE).
Attraverso strutture fisiche, elementi visuali o architetture tecnologiche di grande impatto visivo ed emotivo, il visitatore viene pungolato ad esplorare un ambiente non-ordinario, scenograficamente sorprendente e fortemente caratterizzato dal proprio tema-contenuto, o ad assistere a eventi multimediali in spazi immersivi che, attraverso l’uso combinato di immagini, video, grafica, musica, illumino-scenotecniche e “coreografie elettro-meccaniche” danno vita a narrazioni altamente coinvolgenti.
EXHIBIT INTERATTIVI “Sperimentare”
Tipici dei musei interattivi e dei science centre, gli exhibit hands-on (“mani sopra”) sono apparati, più o meno complessi, progettati appositamente per essere usati direttamente dal pubblico che, tramite essi, attiva o produce un fenomeno naturale (o una sua modellizzazione o simulazione) e interagisce con essi, in un gioco di osservazione-sperimentazione finalizzato alla comprensione del fenomeno e alla elaborazione di una qualche teoria descrittiva. In senso lato questa categoria raccoglie tutte le strutture e le riproduzioni che chiamano in causa la partecipazione fisico-percettiva e performativa da parte del visitatore.
SPAZI LABORATORIALI “comprendere scientificamente”
Ambienti polifunzionali (o politematici) per lo svolgimento di attività laboratoriali e sperimentali (libere o guidate) strutturate – secondo protocolli didattici definiti e grazie a kit sperimentali opportunamente predisposti – e dedicate a specifici temi. Si tratta di spazi usati principalmente dai gruppi organizzati (tipicamente scolastici) ma fruibili eventualmente anche dal pubblico generico. Ogni ambiente polifunzionale può essere usato, di volta in volta, per lo svolgimento di un tema diverso essendo esso connesso generalmente ai materiali (kit) laboratoriali (conservati in uno o più magazzini) e impiegati dagli animatori stessi a seconda delle esigenze e delle attività prenotate dalle scuole. L’accesso a tali spazi è indipendente dalla visita museale (sono raggiungibili direttamente dalla hall/reception e permettono quindi di svolgere specifici servizi ludo-didattici permanenti) ma non escludono connessioni con il percorso museale stesso.