Parco della Memoria a San Giuliano di Puglia
Il Parco della Memoria circonda l’area della scuola elementare Francesco Jovine, il cui crollo, in occasione del sisma del 31 ottobre 2002, provocò la morte di 27 bambini e di una maestra; altre due persone persero la vita a San Giuliano.
Il progetto si estende attraverso un percorso reale che vuole essere un cammino di meditazione, con luoghi per la memoria e per la preghiera.
Il Parco riceve i visitatori ed i cittadini di San Giuliano nei suoi spazi sacri attraverso i simboli che mantengono la memoria del tragico evento, di quanti sono scomparsi e dei sentimenti forti che ancora legano chi è rimasto a chi non c’è più.
Filo conduttore e tema del Parco è il cammino della vita, l’istante della tragedia e il percorso di elaborazione del lutto.
Il cammino è rappresentato dai percorsi segnati nel pavimento bianco che tutto avvolge e preserva, senza nascondere le forme topografiche e i dislivelli, e che al suo interno contiene anche i ruderi della scuola crollata, cristallizzando la memoria del tragico evento. I ricorsi neri su questa base pavimentale bianca sottolineano camminamenti che bruscamente si interrompono incontrando l’area sacra dei ruderi, così come bruscamente, in quel punto, si sono interrotti i cammini di tante vite: il vuoto e l’assenza coincidono con l’istante irreversibile della tragedia e precedono il percorso psicologico obbligatorio di elaborazione del lutto, quando la vita può riprendere nel ricordo. Così anche i camminamenti riprendono, per condurre il visitatore sino alla fine del Parco, attraversando il bosco eterno di giunchi, il Memoriale, momento di ricongiunzione spirituale per i familiari, forte simbolo del parco a rappresentare che la vita può riprendere veramente solo dopo l’elaborazione del lutto.
In questo spazio dalla forte connotazione spirituale, il ricordo di quanti non ci sono più è portato dalla brezza del vento che agita i giunchi: 15 filari, ognuno con due facciate, simboleggiano i 30 visi delle vittime del sisma. Quando scende la sera il Memoriale si accende di luccichii per compiere il progetto luminico, un cielo sempre stellato a protezione del perenne ricordo, unione nella luce del tempo e dello spazio.
Il progetto luminico si ispira al pensiero del filosofo latinoamericano Ernesto Mayz Vallenilla che dimostrando l’indissolubilità dei concetti di spazio e tempo, ne teorizza la comune “filiazione visiva” e “la loro intima ed inestricabile matrice ottico – luminica” Il tempo associato alla luce, può essere inteso come durata, coscienza ed esistenza e, captato non come “… sensazione o idea che trascorre”, dimenticando gli stati precedenti o giustapponendoli allo stato attuale “come un punto ad un altro punto”, ma organizzandoli con esso “ come accade quando ricordiamo fuse, per così dire, in un insieme le note di una melodia” (H. Bergson).
Lungo i camminamenti, già percorsi di elaborazione e meditazione, si incontrano 30 dischi di luce, individuali, commemorativi, 30 bagliori come presenze stampate nella memoria, così il Vissuto Esperenziale potrà contribuire affinché ogni disco diventi simbolo personale di unione con le vittime prematuramente scomparse. “[…]. E chissà che la morte, anziché implosione, sia esplosione e stampo, da qualche parte, tra i vortici dell’Universo[…].” (Umberto Eco).
Le lampade giunchiformi sono fragili e flessibili, per questo rappresentano la fragilità umana e la capacità di assecondare il vento e le forze della natura riprendendo il simbolo dell’artista giapponese Makoto Sei Watanabe: “Gli alberi oscillano al vento. Gli alberi sono flessibili e si piegano, lasciandosi attraversare dal vento. Loro non combattono il vento. Quando il vento cala, riprendono la loro forma iniziale. Questo non è quello che fanno gli uomini. Loro combattono sempre. Edifici, ponti e torri che stanno su contro il vento, con forza, con difficoltà, virilmente. E qualche volta crollano.” (Fiber Wave, BiennaleVenezia 2000).