Nuova biblioteca civica in piazza Duomo a Bressanone
Rapporto con il contesto
L’area di progetto si colloca nel contesto più significativo della città, per la prossimità con edifici come il Palazzo Vescovile, il Duomo e la relativa piazza, dove quasi tutti gli edifici presentano un vincolo di tipo monumentale.
Trattandosi di un contesto così delicato, la qualità urbanistica deriva e si rafforza dal rispetto dei vincoli e delle indicazioni espresse dall’Ente, che richiede un intervento capace di realizzare un “fecondo collegamento tra storico e contemporaneo”.
L’approccio al progetto si muove tra il rispetto dell’esistente, con l’attenzione agli aspetti morfologici e volumetrici dell’area, e l’interpretazione in chiave contemporanea di specifici caratteri tipologici, realizzando così un elemento di discontinuità capace di innescare nel tessuto urbano nuovi significati e nuove relazioni.
Il progetto cerca delle assonanze con l’immagine complessiva delle architetture del luogo. Queste non possono che prodursi se non “appoggiandosi” agli elementi essenziali che ne definiscono il carattere. Una relazione di fondo essenziale, che permette al nuovo di realizzare un dialogo di armonia e contrapposizione con il passato.
Gli elementi essenziali del nuovo progetto sono: la massa, la struttura e la superficie. La massa è definita in funzione degli allineamenti planimetrici e altimetrici con gli edifici adiacenti; la struttura detta il ritmo dei pieni e dei vuoti; le superfici rafforzano i ritmi compositivi e aprono alle relazioni interno/esterno.
La scelta di arretrare il limite orientale del nuovo edificio, rispetto all’area indicata come effettivamente disponibile, corrisponde al preciso intento di rafforzare gli allineamenti esistenti. L’edificio risulta essere delimitato ad est dal filo orientale dell’edificio del Tribunale, a sud da via Bruno e ad ovest dal filo orientale dell’edificio ex Guardia di Finanza. In questo modo si completa idealmente il sistema di alternanze tra volumi e spazi aperti che caratterizza la fascia urbana orientale di Piazza Duomo.
Premessa al progetto architettonico
Il progetto di un biblioteca moderna deve rispondere ad un’ampia gamma di esigenze, favorendo sia occasioni di incontro che possibilità di approfondimento individuale, configurandosi come servizio pubblico che favorisce la crescita culturale e sociale della collettività. Si pone quindi per sua natura come edificio sia “estroverso” che “introverso”, risolto in se stesso per contenere e conservare, ma proiettato anche verso l’esterno per coinvolgere e sollecitare.
Poiché l’intervento coinvolge sia edifici storici che nuove volumetrie, le scelte progettuali sono state declinate in maniera differenziata per ricomporre un’immagine unitaria nel rispetto delle singole peculiarità.
Il progetto del nuovo edificio
Come per ogni corpo così per l’architettura la materia è la sostanza fisica che la pone n essere.
Gli elementi che costituiscono la scrittura architettonica sono tre: il primo è la luce, che crea gli spazi; il secondo è la materia, che non si dà come pura potenzialità, ma contiene una forte vocazione alla forma; il terzo è il peso.
Luce, materiali e struttura compositiva sono gli elementi base del progetto.
Le nuove strutture del progetto necessarie al percorso di conoscenza proprio della biblioteca, si configurano come un’architettura intesa come “corpo”, tutta rivolta ad essere vissuta, per far prendere forma al “vuoto” come frammento vivente di spazio compreso tra gli edifici esistenti.
L’immagine del nuovo edificio trae ispirazione, reinterpretandola in chiave contemporanea, dai fantasiosi tralicci lignei delle facciate-fienile, visti come segni attraversati da altri segni, verticali e orizzontali, che disegnano l’aria che l’attraversa. L’edificio, pur nella sua compattezza volumetrica, acquista così un ritmo e un dinamismo in tutto il suo sviluppo verticale. Le scelte tecnologiche e costruttive partecipano così alla definizione degli effetti spaziali. Si strutturano gli intradossi dei solai, che appaiono come soffitti cassettonati a matrice irregolare, che innervano per continuità anche il piano di facciata su via Bruno. La struttura a traliccio assume in copertura la sua espressione più libera, denunciando l’articolazione delle falde e connotando spazialmente l’intero livello.
I solai hanno un comportamento a piastra, consentendo una disposizione molto libera e flessibile degli spazi interni.
Setti d’appoggio “volumetrici” caratterizzano il piano base, e insieme agli elementi funzionali (blocchi servizi, vano scale, blocco ascensore e monta libri), costituiscono i principali vincoli strutturali dell’edificio.
Il rapporto col contesto, che determina le linee essenziali del progetto, diventa più sottile e astratto grazie all’effetto sempre mutevole delle ombre diurne che dinamizzano il ritmo delle strutture. La ricerca della sintesi cromatica e materica, continuamente mutante, si contrappone all’opacità delle murature degli edifici adiacenti, e la reversibilità delle ombre e delle riflessioni smorzate, si pongono come fattore dialogante non passivo, proprio per le loro qualità fisiche.
Le tonalità dell’edificio cambiano a seconda dei punti di vista e dell’incidenza luminosa, le trasparenze e i riflessi dissolvono la compattezza dell’edificio stemperandone i contorni verso il verde dei giardini adiacenti e dello sfondo paesaggistico del gruppo del monte Plose. Il progetto si accosta a queste preesistenze ambientali, immergendosene per rafforzarne la presenza. I prospetti laterali sono più effimeri; le chiusure traslucide e cangianti svolgono un ruolo attivo con la luce: di giorno trasmettono all’interno una luce ottimale agli aspetti psico-fisici della lettura e dello svago, di sera diffondono una luce sfumata dall’edificio alla città, segnandone la presenza e l’attività. Porzioni limitate di vetrate trasparenti permettono il dialogo diretto tra l’interno e l’esterno, focalizzando puntuali scorci urbani e paesaggistici.
Gli interventi nei locali esistenti
Nello spirito delle formulazioni di Cesare Brandi, per il quale l’adeguamento delle costruzioni storiche non può prevedere delle soluzioni neutre, ci si è confrontati con l’immagine e la struttura dei manufatti esistenti cercando di dare senso e logica figurativa all’intervento. Gli interventi nei locali esistenti puntano all’equilibrio tra il loro recupero e il loro adattamento per i nuovi usi. La proposta progettuale punta a creare un’architettura misurata e sovrapposta, in alcune parti, alla realtà materiale esistente, che conservi la piena leggibilità dell’antico e il suo severo carattere architettonico, ma che, insieme, risolva i problemi di vita odierna del complesso: conservazione materiale, piena accessibilità, funzionalità, innervamento impiantistico, ecc. Operazioni misurate e reversibili, che al tempo stesso cercano di dare nuova identità a questi ambienti, ridefinendone le singole caratteristiche spaziali ed i rapporti reciproci. Gli elementi con cui si interviene riguardano principalmente le pavimentazioni, il trattamento delle pareti e gli arredi.
La progettazione è fatta di geometrie complesse di piani verticali, orizzontali e inclinati che danno vita a piccole architetture di accompagnamento e commento, non privo di valore autonomo. Convivenza e leggibilità complessiva distinta e separabile, dove l’uno si realizza nell’altro senza alterarne l’originalità.
Le pareti sono trattate attraverso raschiatura parziale degli strati superficiali di pittura in modo da portare alla luce la composizione pittorica delle sovrapposizioni temporali, con l’obiettivo primario di rendere riconoscibili le pareti esistenti, in rapporto agli elementi contemporanei.
Lo stesso trattamento è applicato alle facciate dei due edifici esistenti che da esterne diventano interne in quanto collegate ed incluse dal nuovo volume, mettendo i diversi elementi in relazione reciproca pur mantenendo ben distinte ed evidenti le diverse entità storiche. Per la pavimentazione si è immaginato di intervenire per aree parziali, in modo da definire degli ambiti e da suggerire percorsi alternativi a quelli imposti dalla tipologia esistente (corridoio centrale, scale e stanze laterali). La progettazione dell’arredo fisso si traduce in un sistema composto da imbotti e scaffalature trasformabili che rivestono ed avvolgono parzialmente le pareti esistenti, fino all’altezza del vano porta, rendendo evidenti, per contrasto, gli elementi preesistenti di cui mettono in luce le qualità più significative come stucchi dei soffitti, modanature ed affreschi.