CiBaF_ La città dei bambini di Frattamaggiore
Menzione Concorso Europeo di Progettazione per la Riqualificazione dell'Ex Canapificio
Il progetto affronta il problema della riqualificazione urbana di un tessuto periferico composto quasi esclusivamente di piccoli nuclei di edilizia residenziale compatta con spazi pubblici carenti o fortemente degradati. Le infrastrutture condizionano il tessuto urbano attraversandolo senza attenzione.
L’area di intervento è situata in una zona di confine tra il tessuto compatto della città ed i campi. Piccoli e pochi edifici di media qualità sono circondati da un’edilizia di basso livello . la piazza del Comune con la Chiesa di S.Sossio ed il Giardino Pubblico non riescono ad imporsi come emergenze riconoscibili.
All’interno di questo tessuto l’ex canapificio appare come un oggetto fuori scala. I padiglioni invadono quasi completamente l’area e lunghi muri separano la fabbrica dalla città.
In questo scenario si cala il progetto del CiBaF.
All’origine c’è l’idea di una PIAZZA ed una CATTEDRALE, ossia il tentativo di condensare il programma e le condizioni del sito in un gesto della massima semplicità.
La prima scelta obbligata è quella di demolire integralmente l’EX CANAPIFICIO per liberare completamente l’area.
Otteniamo, così, un grande piano, la PIAZZA, percorribile in tutte le direzioni.
Poi disegnamo un contenitore, il CiBaF, lo posizioniamo sull’area e lo solleviamo in aria generando una linea d’ombra netta: lo spazio della luce e lo spazio dell’ombra.
Il CIBAF è un grande contenitore traforato in tutte le direzioni da una miriade di cerchi. Rimanda a visioni stellari, ad altri mondi. E’ un oggetto che non tenta di confondersi con l’ambiente circostante; cala su Frattamaggiore e si impone con la sua forza iconica. E’ per questo che la piazza appare così necessaria. Essa rappresenta una doppia mediazione: da un lato tra il CiBaF e il quartiere, dall’altro tra la cultura del museo e la cultura di strada. La piazza è il luogo dell’arte non formale, non istituzionale: serve a produrre cultura.
“LA PRIMA COSA CHE DISEGNA UN BAMBINO ASSOMIGLIA A UN CERCHIO” (B. Munari)
Adottiamo una logica aggregativa elementare. Su un piano orizzontale vengono disposti cerchi di varie dimensioni. Alcuni di essi sono poi estrusi a formare cilindri.
Il risultato è una sorta di campo di forze in cui compressioni si susseguono a dilatazioni. Come in una città strette strade portano a piazze. Il piano, così diviso diventa un territorio da esplorare liberamente seguendo percorsi personali. Le pareti esterne dei cilindri vengono rivestite di pannelli di policarbonato colorato o lasciate in cemento a faccia vista.
E’ una piccola indicazione gerarchica che distingue gli spazi del gioco da quelli funzionali. All’interno dei cilindri sono ricavati i laboratori ,la nursery, la giocheria gli uffici…..; lo spazio esterno è totalmente libero: si puo’ attraversare alla ricerca delle dilatazioni- le “piazze”- in cui sono posizionati tavoli, sedute, giochi… accessi contrapposti introducono continuamente a nuove atmosfere.
Tende mobili possono, all’occorrenza essere chiuse per ottenere sale proiezioni o semplicemente ambiti più raccolti. La similitudine formale dei cilindri consente un uso flessibile degli spazi. Le facciate del CiBaF reagiscono alla disposizione interna. Le diverse dimensioni degli oblo’ vengono mescolate a seconda che siano più o meno accostate ai cilindri. Finestre piu piccole e fitte nelle zone di passaggio, finestre più grandi nelle “piazze”.
L’INGRESSO
Dalla piazza, la facciata sembra poggiata sulla grande scritta che è pensata per essere utilizzata come un gioco.
L’ingresso al museo avviene sotto il grande ventre.
Una depressione circolare del terreno accompagna i bambini verso l’ingresso. Dalla luce della piazza si passa a questo luogo misterioso fatto di ombre e improvvisi tagli di luce. In questa zona si trovano l’ingresso al museo, i negozi, la caffetteria ed il bookshop. Il piano terra del museo contiene la reception, l’ingresso all’IMAX, un guardaroba, un bar e i laboratori audiovisivi e per la musica. Ascensori e scale mobili portano al livello superiore dove è allestito il museo. Elemento caratteristico di questo spazio è il grande scivolo che può essere utilizzato come uscita dei bambini.
IL TETTO
Sulla copertura del CiBaF viene realizzato un grande parco racchiuso in un perimetro circolare. La sezione dei cilindri permette la realizzazione di vasche che contengono alberi. Una grande scala a chiocciola e tre piattaforme idrauliche garantiscono l’accesso al giardino. Sedute, giochi e sculture arredano lo spazio che, ancora una volta può essere utilizzato liberamente. Da questa terrazza i visitatori potranno osservare la città dall’alto scoprendo inedite prospettive.
LA PIAZZA
“Ogni facciata notevole è dotata di piazza. Reciprocamente ogni piazza possiede una facciata di marmo e tutto ciò è importante, perché l’architettura non ha dovunque a sua disposizione queste superbe facciate di pietra, che tuttavia sarebbero auspicabili se si vogliono fare delle piazze eccezionali”. (C. Sitte)
La piazza è strettamente necessaria al funzionamento del CiBaF. Essa rappresenta una doppia mediazione: da un lato tra il CiBaF e il quartiere, dall’altro tra la cultura del museo e la cultura di strada. La piazza è il luogo dell’arte non formale, non istituzionale: se è vero che il CiBaF offre cultura allora spetta alla piazza il compito di produrla.
Essa è pensata come un piano continuo in cui a variare sono solo le atmosfere. Ci si può muovere liberamente passando da zone più dense a zone meno dense. E’ il supporto fisico del CiBaF e accoglie tutte le attività pensate espressamente per la città (il ristorante, negozi, la medieteca, la caffetteria). Ristorante e biblioteca sono ricavati in spazi ipogei sotto la piazza. Luce ed aria sono garantite da corti cilindriche in cui sono posizionati gli accessi principali. Al’interno delle corti saranno realizzati dei giardini. Una serie di “crateri” garantiscono l’areazione del parcheggio sottostante. Anche qui cerchi e cilindri disegnano configurazioni possibili.