Le opere del passato mi hanno sempre fatto tenerezza per la loro fragilità. Sono state molto amate dagli uomini per arrivare ai giorni nostri. Sono passate di mano in mano, accarezzate, curate costantemente.
Bisognava fare un edificio che ospitasse definitivamente i due Tabernacoli con le relative sinopie, che da molto aspettavano, nei locali della biblioteca comunale, una sistemazione definitiva.
Per far questo è stato demolito, in via Testa Ferrata, un fabbricato degli anni ’60 all’interno del centro storico di Castelfiorentino, in prossimità della stazione ferroviaria e accanto al piccolo Oratorio di San Carlo.
Il nuovo progetto dell’edificio, che ha una superficie complessiva di circa 400 mq, ricalca l’ingombro a terra del vecchio fabbricato e ha la fortuna di essere staccato dagli edifici circostanti perché è inserito in uno slargo, in una specie di piazzetta.
L’edificio si radica al suolo con un basamento funzionale, ad isola, che risolve il problema dell’arredo urbano inteso in senso classico (panchine, fioriere, etc.). La base curvilinea si appropria dello spazio e nello stesso momento la gente si appropria un po’ del Museo: la base diventa panchina, spazio ludico per grandi e piccini, teatro per piccoli eventi all’aperto.
Rivestito con un paramento obbligatoriamente in cotto, l’edificio cita nei materiali e nelle finiture alcune chiese del luogo.
Internamente il fabbricato si sviluppa su 4 piani, di cui tre fuori terra e uno interrato. Il piano terra è caratterizzato in parte da un soffitto basso: un ambiente in ombra che si proietta rapidamente verso lo spazio a tutta altezza dove è sistemato il Tabernacolo della Visitazione, illuminato da una cascata di luce naturale proveniente dal lucernario nel soffitto. Al primo piano, incassato nella parete d’angolo, è sistemato il Tabernacolo della Madonna della Tosse, che si presenta come uno schermo televisivo.
La scala che collega i vari piani diventa una sorta di percorso visivo, che inquadra i Tabernacoli, ormai decontestualizzati, secondo prospettive nuove e in continuo cambiamento. Si interrompe al piano primo, per poi ripartire sul lato opposto e raggiunge una saletta posta al secondo piano, una spazio che si presta naturalmente a piccole mostre e laboratori didattici.
L’edificio, per le sue dimensioni contenute, conserva qualcosa di domestico, una casa studio dove Benozzo Gozzoli, circondato dai suoi allievi, sembra accompagnarci a visitare questi affreschi quando ancora li sta facendo.