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SAS Royal Hotel

Testo di Renato Capozzi
(tratto da R. Capozzi, L'esattezza di Jacobsen, LetteraVentidue, Siracusa 2017)

La mole del SAS si vede sempre da lontano ma non domina il paesaggio nonostante i suoi 70 metri e 22 piani. Aveva, allora, qualcosa di familiare; ricordava la Lever House di Gordon Bunshaft dei SOM e molte costruzioni facenti parte del “Piano delle cinque dita”; ma c’era qualcosa di molto diverso. Erano diverse le proporzioni, erano diversi i colori dei vetri, la posizione della torre rispetto al basamento e poi c’era una strana linea nera che la solcava sin sotto il coronamento.
Di profilo si presenta come una T rovescia con il basamento scuro, inciso da una lunga finestra a nastro, sollevato dalla strada per consentire l’arretramento della parete vetrata d’ingresso. Uno di quei casi, per citare Le Corbusier, in cui «la verticale suggella il senso dell’orizzontale».

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