Progetto per il nuovo adeguamento liturgico della Cattedrale di Maria Santissima Assunta in Cielo e di San Giovanni Battista in Pescia
Composizione
Da un punto di vista squisitamente compositivo, tre sono state le azioni che hanno informato il percorso di progetto, ovvero, il ricalibrare le geometrie e le relazioni tra le parti, secondo legami sviluppati nelle tre direzioni dello spazio, l’avanzamento verso l’assemblea dello spazio presbiteriale e l’individuazione di un tema capace di unire e accomunare le preesistenze con gli elementi di nuovo inserimento. A questi, si aggiunge la volontà di legare, in stretta relazione geometrica tra loro, i luoghi liturgici dove coralmente si compie la liturgia dell’assemblea celebrante. Quest’ultima è carismatica, gerarchicamente ordinata e dunque ministeriale e vive i luoghi liturgici nella dimensione Cosmica del rito; riferimento quindi al creato (Genesi) nella struttura binaria terra cielo, dimensioni reali di cui una accessibile, terra/quadrato ed una non accessibile (cielo/cupola) che si fondono in un dialogo geometrico fatto di assialità spaziali non solo orizzontali ma anche verticali, la cui chiave cosmologica è il Crocefisso.
Ecco che le geometrie proposte saldano le relazioni necessarie alla partecipazione di tutta l’assemblea, qualificando le assialità fra ingresso/soglia ed altare, intorno a cui sono disposte in un legame geometrico/diagonale i luoghi dell’azione liturgica. Sulla direttrice verticale se segna il centro della cupola, viene posizionato il nuovo altare che definisce così il centro simbolico dove la fondazione e la manifestazione si compiono: la dimensione cosmica del rito è così conquistata con le relazioni reali.
L’avanzamento dello spazio presbiteriale verso l’assemblea, nella ricerca di un coinvolgimento più diretto del popolo di Dio all’azione liturgica, elimina completamente l’attuale balaustra che potrebbe essere conservata ed esposta presso il museo diocesano e si regola secondo un ambito geometrico quadrangolare ove si collocano altare e ambone. Per quanto riguarda il tema di comunanza e di relazione tra vecchie e nuove presenze, è stato scelto di creare una nuova porzione di pavimentazione che vada a legare il vecchio coro ligneo e il preesistente altare –che diventa monumentale- con il nuovo altare e il nuovo ambone. Il pavimento, complanare con quello esistente, sarà realizzato in marmo giallo senese montato a lastre irregolari in modo da essere ben visibile sin dall’ingresso della chiesa.
Luoghi liturgici
Altare Il nuovo altare, collocato all’intersezione dell’asse orizzontale con l’asse verticale della cupola, viene pensato come un monolite parallelepipedo di marmo bianco, geometricamente formato dall’unione di due cubi. Per esaltare il senso di fondazione, l’altare è incorniciato da una stretta asola che circonda tutto il perimetro allo scopo di annullarne la sensazione dell’appoggio in funzione dell’esaltazione di quella del radicamento. I quattro lati del parallelepipedo marmoreo, sono trattati con una finitura a solchi e incisioni verticali, cifra ricorrente nella poetica dell’artista coinvolto nel gruppo di lavoro. Tali solchi, partendo nitidamente dall’asola a terra, si sfumano
man mano che salgono, annullandosi nella superficie perfettamente lucida che caratterizza la parte alta dei quattro lati e il piano orizzontale della mensa. La perfezione geometrica viene raggiunta sul piano superiore a sottolineare la forza tettonica della pietra d’angolo che conduce alla perfezione. La forma quadrangolare richiama l’altare quale luogo in cui si celebra sacramentalmente il sacrificio di Cristo e la mensa dell’ultima cena aperta ai quattro venti.
Ambone Alla destra dell’altare, viene collocato l’ambone, alla cui forma partecipa parte del gruppo scultoreo che attualmente funziona a tale scopo. In particolare, la sua attuale configurazione sovrapposta viene smontata e vengono qui impiegati solo San Paolo Apostolo, Timoteo e Tito nonché l’Aquila con anche funzioni di leggio. La sua nuova configurazione si basa sull’articolazione parallela di due setti che fungono da parapetti laterali, appoggiati su un dado cubico che solleva il tutto dalle quote di calpestio circostanti. Questo dà modo di individuare l’ambone come un vero e proprio “luogo”. Tra i due setti, in fronte all’assemblea, viene prevista la collocazione del gruppo scultoreo in modo da funzionare da leggio come nell’attuale sistemazione. Si tratta di un manufatto realizzato in marmo bianco , ovvero, lo stesso materiale dell’altare, la cui finitura alterna porzioni lisce (il dado) a porzioni trattate con le stesse tracce e solchi (i muri del contenimento laterale), come impiegato anche nell’altare. Anche in questo caso il “cubo” posto in “angolo” sottolinea la reale efficacia della Parola proclamata che è fondante, fondativa e sostegno dell’uomo.
Candelabro Al lato dell’ambone si prevede la collocazione del nuovo candelabro che ospiterà il cero pasquale. Il suo basamento è formato dalla porzione del gruppo scultoreo esistente, raffigurante il leone a rappresentare la tribù di Giuda (Gen 49,9), sul quale si inserisce un breve cilindro marmoreo bianco che alterna una finitura in tessere spiraliformi lisce e tessere finite a tracce e fughe. Viene rappresentata in questa doppia lavorazione la natura umana e divina di Cristo; in particolare, con quella a fughe e tracce si rappresenta quella umana, mentre con la liscia si rappresenta quella divina. L’immagine del leone che schiaccia un altro animale, è un chiaro riferimento alla tribù di Giuda, dalla quale non sarà mai “tolto lo scettro finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli” (Gen 49,10), con riferimento alla risurrezione, quale vittoria, e al “libro” che solo il “Germoglio di Davide” (Cristo) della tribù di Giuda potrà aprire. Il riferimento alla risurrezione richiama anche il luogo dell’ambone e al suo valore iconologico, quale “monumento” alla risurrezione di Cristo.
Crocifisso L’asintoto geometrico passante per il centro della cupola ed il centro del nuovo altare, a circa due metri di altezza dal piano della mensa, viene occupato dal vero e unico asintoto reale e concreto: il Cristo in Croce. Il legno, che l’artista lavora come un corpo trafitto e martirizzato, lascia passare nella materia la luce, a dire che la morte non ha l’ultima parola, ed il Cristo “guarda” i fedeli a testimonianza della sua vitalità e certezza di resurrezione.
Cattedra Alla sinistra del nuovo altare viene posizionata la nuova cattedra, anch’essa realizzata in marmo bianco. L’insieme della cattedra, con i sedili laterali per i diaconi o presbiteri, viene collocata su un medesimo basamento marmoreo. Al centro, un ulteriore gradino stacca la cattedra vera e propria il cui alto schienale è una lastra di marmo trattata a fughe e tracce come per gli altri manufatti. Essa è posizionata all’interno del cono della Parola, ovvero, quello che geometricamente si crea tra ambone e centro dell’altare. Ciò lega in modo netto la diaconia del Vescovo nei confronti della Parola.
Pavimentazione presbiteriale “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (GV 14,6). Il litostroto o basolato marmoreo, ricalca la tradizione romana del lastricato stradale: quindi è la via aperta oltre la soglia del tempo. Lega l’antico altare (musealizzato) al nuovo, in un continuum spazio temporale. Spazio indicato dalla “via” per un cammino verso la Gerusalemme celeste (cupola), il tempo segnato dalla meridiana che così si inserisce nell’adeguamento liturgico in modo attivo. La via e il tempo divengono tangibili in un fluire di colori e forme.
La disposizione sopra descritta, sottolinea la liturgia come azione corale, in una partecipatio actuosa, resa visibile dai movimenti dei celebranti che manifestano la dimensione cinesica della liturgia.