Tra la Terra e il Cielo
A Pescara, nello spazio usomagazzino per altre architetture, Lúcio Rosato saluta l’arrivo dell’autunno accostando alcuni recenti appunti di quotidiana riflessione ad una sua installazione provvisoriamente permanente dal titolo: tra la terra e il cielo.
Rosato invita a interrogarsi sul provvisorio presente con queste parole: tra la terra e il cielo / come sospeso / dove il presente occupa il vuoto / : nella caducità del giorno / l’autentico divenire modifica / il quotidiano paesaggio.
E'vun ribadire l’inevitabile e necessaria modificazione che appartiene alla vita e che ne disegna, attraverso la continua autenticità del presente, la possibilità di farsi storia; è una battaglia ideologica, allo stesso tempo filosofica e pragmatica, che Rosato conduce da anni contro l’identità: “invenzione della mente” (così la definisce Zygmunt Bauman); contro la crescente attenzione all’identità che segna confini e genera conflitti, che giustifica ogni conservazione impedendo, in nome della tradizione e della salvaguardia dei luoghi e della memoria, ogni epifania del presente e incoraggiando, o ancor peggio obbligando, la falsificazione nel vano tentativo di impedire al pensiero autentico del presente di dialogare con l’autenticità di un presente passato.
Tra la terra e il cielo racconta, attraverso altra architettura, di due pilastri, uno grigio fango come il colore del pavimento e l'altro bianco come il soffitto, che rispettivamente appartengono l'uno alla terra e l'altro al cielo e che inversamente tendono, senza riuscirci, a toccare il cielo e la terra, perdendo così apparentemente la loro funzione di pilastri, ma rivelando la ragione leggera dell'approssimarsi di ogni autentica ipotesi di architettura: la definizione di uno spazio vuoto dove tutto può ancora accadere; ed è questo semplicemente lo spazio del quotidiano, lo spazio della vita.
Oltre: un grappolo d’uva con foglia (dalle campagne di Gianluca - nei mercati urbani non si trovano grappoli d’uva con foglia) è poggiato su uno dei tavoli bianchi disegnati dallo stesso Lúcio Rosato per usomagazzino; un grappolo d’uva appena reciso e che nel corso dell’esposizione perderà fragranza accompagnandoci giorno dopo giorno nel racconto di un “io” in continua mutazione nel paesaggio quotidiano.