divisare

L'Aquila, 2013

Quando una città crolla questa produce macerie.
Produce oggetti materici, pezzi di vita ridotta in dimensioni più o meno piccole, che restano nel punto in cui si trovano se nessuno le sposta.
Possono restare lì ai piedi degli edifici che erano, a triste memoria dell’accaduto.
Possono essere spostate, semplicemente, in un altro posto abbastanza grande da contenerle e solamente ammucchiate.
Possono anche essere trasformate in nuovo materiale per costruire una nuova città.
Come in un ciclo, in fondo, naturale.
Si usa il termine “rimozione” per definire questo spostamento.
E’ un termine che ha una forte connotazione psicologica, un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e intollerabili dall’Io, e la cui presenza provocherebbe dispiacere: un meccanismo di difesa.
Forse le macerie non andrebbero “psicologicamente” rimosse. Andrebbero seguite. Accompagnate in tutto il percorso del ciclo che le porterà ad essere di nuovo città, di nuovo vita.

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