Città inclusive
L’esistenza di barriere architettoniche e ambientali e la mancanza di una strategia urbana inclusiva rappresentano limiti che comportano l’esclusione sociale. All’interno del progetto di cooperazione presentato, il tema della rigenerazione urbana è affrontato attraverso piccoli interventi che, nel loro insieme, costituiscono un sistema incisivo e ripetibile che ha diversi obiettivi: la tutela dei diritti di gruppi sociali esclusi e il loro coinvolgimento nei processi decisionali e progettuali.
I progetti, risultato della collaborazione di più attori locali, sono stati realizzati in diverse comunità di Hebron, in Palestina. Si è trattato di interventi di riqualificazione di spazi collettivi e adeguamento di edifici pubblici. Sono stati utilizzati materiali facilmente reperibili in loco, riciclati e/o naturali. Ben integrati nel contesto urbano, i progetti rappresentano soluzioni alternative, economiche e sostenibili.
‘Città inclusive’ è l’esito di un progetto di cooperazione internazionale sviluppato in più fasi e finanziato dall’Unione Europea e Junta Andalucia. ARCò si è occupato del progetto urbano architettonico e del coinvolgimento della comunità nell’ambito di un progetto più complesso gestito dalla ONG ‘Movimiento Por la Paz – MPDL’.
L’assunto di base è che l’esistenza di barriere architettoniche e ambientali e la mancanza di una strategia urbana inclusiva rappresentano limiti che comportano l’esclusione sociale di portatori di handicap, persone con ridotta capacità motoria e talvolta anche donne.
Il tema della rigenerazione urbana è affrontato attraverso piccoli interventi che nel loro insieme costituiscono un sistema incisivo e ripetibile. Esso si propone di raggiungere diversi obiettivi: la tutela dei diritti di gruppi sociali esclusi come donne, anziani e persone con disabilità fisiche e mentali e il loro coinvolgimento nei processi decisionali e progettuali.
Universal Design e urbanistica di genere sono stati due temi accuratamente studiati al fine di raggiungere attraverso un processo inclusivo la qualità degli spazi ed edifici pubblici.
L’esito dei progetti è il risultato della partecipazione e collaborazione di più attori locali, fra i quali gli studenti dell’Università Politecnica di Hebron (PUH), le comunità locali attraverso i tecnici delle municipalità e soggetti deboli della società civile (portatori di handicap e donne). Con tutte queste figure si sono condotti focus groups, i risultati dei quali hanno permesso di individuare le aree e i temi di progetto che ARCò ha sviluppato.
I progetti sono stati realizzati in diverse comunità rurali nel distretto di Hebron in Palestina, in particolare, nelle municipalità di: Beit Ummar, Der Samit, Ithna e Saer. Ogni progetto è stato concepito prendendo in considerazione diverse disabilità (motoria, visiva, uditiva e mentale) nel rispetto della cultura costruttiva locale. Si è trattato di interventi di riqualificazione di spazi collettivi e adeguamento di edifici pubblici come cliniche, municipalità, scuole e centri comunitari. Sono stati progettati: nuove rampe per eliminare barriere architettoniche; playground; spazi esterni ombreggiati di attesa e ingresso a edifici. Le aree esterne sono state dotate di sedute e tettoie per consentire una migliore fruizione degli spazi, creare un microclima confortevole che possa influire anche sull’edificio stesso, garantire una maggiore sicurezza e qualità architettonica. Sono stati utilizzati materiali facilmente reperibili in loco, riciclati come barili metallici inutilizzati reperiti a Bayt Umar, e naturali quali pietre locali, anch’esse prodotto di scarto della lavorazione in cava, per le rampe e i recinti in gabbioni, bambù per le coperture e legno per le sedute.
Ben integrati nel contesto urbano, i progetti rappresentano soluzioni alternative e di qualità, ecologiche ed economiche, realizzate seguendo i principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.