Geografia/Geometria. La casa non è stata concepita pensando a queste particolari colline ma ad esse si è radicata. Perché questo tipo di radicamento spontaneo, questo assorbimento dell’architettura da parte del paesaggio naturale è più profondo e organico di ogni volontaria azione progettuale.
Sacra conversazione. La casa racconta il paesaggio senza parole, lo fa attraverso linee che segnano confini e incorniciano figure. Eppure essa costruisce dialoghi a distanza – come in una sacra conversazione – tra l’architettura e il paesaggio.
Une rationalité ouverte. La casa propone una riflessione sul tema dell’origine e allo stesso tempo fornisce un’immagine ancestrale dell’abitare, a metà tra la scrittura razionale e quella analogica. La casa non può fare a meno di questa seconda dimensione, quindi introduce e teorizza una ragione folle, complessa, aperta, secondo il pensiero di Edgar Morin.
The struggle against the sky. Se il volume della casa identifica lo spazio dell’abitare individuale o collettivo, uno spazio misurato, raccolto e contemplativo, la sua copertura ne detta il carattere. E se la copertura piana protegge la casa dalla pioggia, la sua seconda copertura scherma l’abitazione dal sole, ingaggiando così un conflitto contro il cielo.
The waiting space. La casa interpone un filtro tra il suo spazio interno e il paesaggio, un intervallo tra un volume e una superficie. Si tratta di un guscio che attenua il passaggio dall’interno all’esterno. L’abitare dell’uomo si svela in questo spazio di transizione, in questo prolungamento della casa e in questo arretramento del paesaggio. L’architettura moderna nasce sotto il portico dell’Ospedale degli Innocenti.