Luigi Caccia Dominioni. Villa San Valerio, 1957. Cristalli di architettura
Villa San Valerio è una tra le più belle dimore del Barocco lombardo che custodisce al suo interno un intervento di Luigi Caccia Dominioni degli anni Cinquanta. Il progetto del Caccia ridisegna e reinterpreta con grande maestria gli spazi settecenteschi della villa, dove il vecchio e il nuovo danno forma a spazialità completamente inedite.
CN10ARCHITETTI ha svolto un lavoro di ricerca su questa architettura in cui il nuovo e l'antico si fondono in unica realtà spaziale e materiale di grande forza espressiva.
L’immagine urbana della villa e di tutti i fabbricati ad essa connessi si esprime nella sobrietà degli elementi e si riassume in un alto muro bucato dal quale emerge unicamente la torretta belvedere del corpo principale posta esattamente in asse con la strada, quasi a volerne concludere la prospettiva.
I lavori di restauro più importanti realizzati in Villa san Valerio sono stati eseguiti nel 1957 su progetto di Luigi Caccia Dominioni.
Si tratta di un lavoro simile in molti suoi aspetti ad altre trasformazioni di edifici storici realizzati negli stessi anni dall’architetto milanese sia dentro sia fuori la città. Un progetto in cui le aggiunte mostrano una poetica e uno stile per certi versi ambigui, difficili da distinguere rispetto alle parti originali della fabbrica storica. In questo senso la modernità del Caccia non assume i caratteri del contrasto netto con l’antico quanto piuttosto quelli di un lieve distacco sufficiente per riscriverne alcuni brani in sovrapposizione e in continuità.
L’opera è interamente dedicata alla reinterpretazione degli spazi interni, allo loro dimensione e disposizione, al funzionamento dei percorsi esistenti e alla creazione di nuovi con i quali l’architetto e il suo committente costruiscono un programma in aderenza alle mutate esigenze abitative maturate nel secondo Dopoguerra.
Questo lavoro conferma la particolare predilezione del Caccia nel “rimettere in funzione la pianta della casa”. La pianta viene studiata attentamente, viene pensata e ridisegnata cogliendone le potenzialità intrinseche, osservando con occhio pragmatico le parti che funzionano e quelle da ripensare. Caccia riesce a far emergere dal passato una nuova visione non necessariamente astratta ma spesso in continuità diretta con il carattere del luogo. In questo senso la modernità delle sue architetture non emerge per contrapposizione all’antico, quanto piuttosto per una laica empatia in aggiunta sulle preesistenze, proseguendo con estrema naturalezza la fabbrica storica.
Al piano terreno l’impianto rimane praticamente intatto nelle strutture murarie e nella fastosa sequenza degli spazi, con la sala da pranzo e un primo salotto a destra del salone passante, lo scalone e le sale di soggiorno e rappresentanza a sinistra. Si tratta di un sistema di spazi dalla dimensione grandiosa, alti più di cinque metri, riccamente decorati da affreschi e coperti da soffitti a cassettoni, che esprime ancora pienamente il carattere originale dell’idea barocca.
L’intervento di Caccia si limita al restauro e alla valorizzazione degli ambienti esistenti, alla realizzazione di nuove pavimentazioni in seminato e all’inserimento di un blocco bagni all’interno di un locale attiguo alle cucine che, tramite un varco aperto tra i muri, viene direttamente collegato alle parti e ai percorsi di servizio della casa, evitando il passaggio attraverso le sale principali. Un piccolo tassello sufficiente per rendere la pianta funzionale ai nuovi usi e per garantire differenti livelli di fruibilità.
Se il piano terreno mantiene e consolida nei suoi spazi la dimensione pubblica della villa, gli appartamenti al piano nobile assumono un carattere marcatamente più chiuso e riservato. A questo livello il Caccia pone una particolare attenzione all’intimità dei luoghi, ridisegnando la pianta a partire dall’unica stanza che non subirà modifiche, mantenendo l’aspetto e i materiali di un tempo: la grande sala del camino sopra la sala da pranzo.
Nelle quattro stanze a sinistra dello scalone, seguendo la medesima logica del piano terreno, un salottino dà accesso a tre camere da letto ognuna dotata di bagno rivestito con stucchi lucidi e marmi nelle tonalità del grigio, del rosa e del rosso.
A destra dello scalone Caccia Dominioni reinventa lo spazio barocco, innestando una nuova composizione organizzata su un percorso articolato in spazi concatenati che, passando dietro la sala del camino, collega lo scalone principale alla scala di servizio. Lungo il nuovo percorso, sfruttando le generose dimensioni dei locali, si dispone un altro gruppo di camere da letto composto in forma di cristalli (triangolo, quadrato, esagono e ottagono) in modo da sfruttare al massimo lo spazio. In esse cambiano le dimensioni e le proporzioni, il ritmo e la lunghezza dei percorsi si frammenta scomponendosi in un reticolo più minuto.