Camera con vista
Collettivo Migrante - Call for camera Obscura - Progetto menzionato
“12 maggio
Ghirri spiega: «Sei in una stanza, la luce attraverso le persiane proietta delle ombre sul soffitto. Per strada passa una macchina, e tu vedi la sua sagoma sul soffitto. Ecco la fotografia, il suo principio è qui. Poi vengono le pellicole e gli obiettivi, ma prima di tutto c’è questa esperienza delle immagini riflesse per effetto di un passaggio di luce» “
Commenti su un teatro naturale delle immagini _Gianni Celati
La camera oscura è un oggetto misterioso, una macchina fotografica a scala umana. Il foro minuscolo da dove proviene la luce, il paesaggio, ci introduce ad una visione monoculare, senza la profondità dello spazio vissuto. Il foro stenopeico, è un buco della serratura, da questo si sbircia, non si comprende necessariamente lo spazio, non c’è bisogno di definizione. La stessa non appartiene necessariamente alla fotografia, la nitidezza è un concetto borghese diceva Henri Cartier-Bresson, perché basta pensare alla fotografia di Luigi Ghirri o ai fotogrammi nella nebbia di Fellini dentro Amarcord, per avere ben chiaro cosa s’intende. Il foro stenopeico rende l’immagine esterna fioca, ma soprattutto rovesciata. Si può osservare il paesaggio di nuovo, da capo, è come leggere un testo al contrario per controllare gli errori. Spesso solo invertendo l’ordine delle cose, degli oggetti, questi ci appaiono finalmente chiari.
La camera oscura, collocata all’estremità del paese, si manifesta nelle sue forme archetipiche e strettamente geometriche, come del resto geometriche e matematiche sono le leggi della prospettiva che ne consentono il funzionamento. L’interno invece contiene il segreto: una parete curva che grazie al suo raggio permette una visione panoramica del paesaggio, e che di notte, grazie al prospetto apribile, diventa lo sfondo per proiezioni e performance. Sulla sommità dell’abitato, questa stanza di visioni aspira ad essere come un tempio, un nàos che nasconde la divinità: il paesaggio trasportato dalla luce.
Esternamente il rivestimento è realizzato mediante l’utilizzo di listelli di legno, scottati con la fiamma in superficie. La bruciatura infatti rende naturalmente nera la superficie esterna della stanza, e a seconda della luce si ottengono sfumature grigie, come il colore della pietra delle montagne nel paesaggio intorno. La scala di grigi è di fatto la matrice cromatica della fotografia, e il nero in modo particolare è l’essenza di tutti i colori, la loro ultima unione, espressione quindi di una somma infinita di immagini, che concettualmente sono contenute all’interno.