Edificio residenziale in corso Matteotti 61, Torino
Progettisti: Negozio Blu Architetti Associati (Gustavo Ambrosini, Cristiana Catino, Paola Gatti, Carlo Grometto, Mauro Penna) e Enrica Pagliano, Gianvittorio Porasso
The project replaces a low commercial building and completes a residential urban block built among XIX and XX century looking onto the Spina Centrale boulevard, in front of new Porta Susa station and Intesa San Paolo skyscraper. The plan respects the historical urban alignment, but the linear solid façade is partially superimposed by a screen made of a series of bow-windows and balconies; they recall elements from the adjacent houses - featuring basic eclectic/ Art Nouveau characters – but enlarge them in order to face the scale of the new “steel and glass” buildings along the boulevard. Keeping in memory metallic craft from the XIX century, the bow-windows screen is not a flat surface but a ribbed one: the vertical steel structure profiled along slightly oblique lines produces a dynamic vibration counterpointing the façade.
Il progetto si colloca in una zona dove, storicamente, si incontrano tracce diverse: il margine del centro storico si confrontava, alla fine dell’Ottocento, con le nuove attrezzature urbane (la ferrovia, i macelli, le carceri, le officine ferroviarie), e oggi, nuovamente, con la riconversione di alcuni di questi, la nuova stazione di Porta Susa e l’interramento della ferrovia, il grattacielo di Intesa San Paolo.
La questione non era solo quella di elaborare un pensiero progettuale che affrontasse il tema consueto della ricucitura urbana (il “tassello mancante” di un isolato storico) ma quello di costruire una rappresentazione convincente e condivisa sul nuovo fronte urbano che si va svelando lungo la Spina Centrale di Torino. Condiviso come processo istituzionale, in un intreccio, mai ordinato, tra norme e regole fisiche (il PRG, il regolamento edilizio ...) e norme implicite nell’inconscio o nei diversi immaginari dei decisori (la sezione di un cornicione, il colore del bugnato …). Ma anche “dentro” il mercato: per una città che non è una sommatoria di pezzi speciali per committenze speciali, ma è esito in larga misura di operazioni che si sviluppano all’interno delle logiche ordinarie, benché articolate, del mercato immobiliare.
Qui, all’estremità di uno dei viali alberati più caratteristici dell’impianto urbano torinese, si confrontano le proporzioni e la matericità degli isolati storici – con fili edilizi regolari e tratti architettonici eclettici che attingono ad un repertorio figurativo Art Nouveau ridotto all’essenziale – con quelle dei nuovi edifici terziari che stanno sorgendo lungo la Spina.
Il progetto presenta un doppio livello di facciata. Il primo sul filo degli edifici confinanti, dei quali riprende la rigida composizione delle aperture che diventano, nel volume del tetto, sequenza ritmata di abbaini.
Il secondo aggettante, costituito da tre grandi bow-window in ferro e vetro uniti da balconate continue: il bow-window allude a quelli delle architetture adiacenti, alterandone però le proporzioni, per renderlo elemento preponderante della composizione del fronte e poter meglio dialogare con il gigantismo degli edifici terziari in costruzione al di là del corso.
Il profilo orizzontale e verticale secondo un disegno a linee spezzate esalta l’espressività della tecnologia del metallo e produce un effetto di vibrazione che contrappunta la facciata: un sistema costruttivo di cui evidenziare la struttura, di cui mettere in scena le tecniche di assemblaggio, memori della lezione delle carpenterie metalliche ottocentesche.
Questo carattere dinamico che accompagna le linee verticali accentua l’articolazione della sezione dell’edificio, che presenta i primi due livelli a doppia altezza con soppalchi arretrati, richiamando le proporzioni del piano nobile degli edifici confinanti.