Nuova biblioteca comunale di Briosco
Riteniamo prioritaria la ricerca del valore civile di una funzione urbana come quella che una nuova biblioteca può rappresentare. Questo proposito si persegue necessariamente affidando un ruolo più ampio e consapevole all’architettura, chiamata a dialogare con una dimensione fisica e concettuale che trascende i limiti dei suoi corpi di fabbrica, e chiamata altresì a costituire nucleo o centralità rispetto ad essa. La biblioteca dunque, e gli spazi pubblici che ne modellano il volume, intendono assolvere al loro ruolo civico costituendo un’ “architettura di città”.
Assecondando l’idea di partecipare alla formazione dell’architettura ed alla costruzione della forma urbana, il progetto vuole stabilire una familiarità, una vicinanza, un implicito scambio con il contesto nel quale si trova ad operare, pur tuttavia mantenendo una sua relativa autononia e riconoscibilità. Per fare ciò ci poniamo con atteggiamento critico rispetto al “tema” biblioteca, assicurandone il funzionamento da un punto di vista tipologico-distrubutivo, ma allo stesso tempo ponendo particolare attenzione allo spazio pubblico direttamente connesso ad esso, il vero “luogo” aperto ed adimensionale in grado di rendere solidale l’edificio al paesaggio urbanizzato.
Il progetto quindi aggiunge spazio pubblico alla città piuttosto che toglierlo tramite la costruzione, e lo fa regolando il suo impianto e inserendosi in un sistema di luoghi significativi che si innestano lungo via G. Carducci: affacciati a questo tracciato rileggiamo numerosi esempi di isolati a corte rettangolare perlopiù aperta su un lato (o per una parte di esso), ed è in questa serie che il progetto trova la sua più naturale collocazione; anzi, sarebbe forse più corretto dire che da questo stato dei luoghi esso mutua la sua conformazione.
L’edificio è costituito da due corpi di fabbrica disposti ortogonalmente tra di loro che si intersecano in corrispondenza dell’ingresso/accoglienza, ai quali fa da contraltare una torre; sistema di pieni che occupa il lotto in modo che attorno ad esso vengano a costituirsi quattro diversi ambiti, quattro stanze urbane.
L’architettura collega e modera questi spazi.
Si è già accennato all’impianto vagamente cruciforme dell’edificio, inscrivibile, insieme agli spazi pubblici, in un quadrato di lato 50 m. All’interno di questi 2500 mq definiamo il nostro progetto, rispondendo alle richieste del bando ma cercando allo stesso tempo di suggerire un punto di vista in più, teso a soddisfare quell’obiettivo di urbanità di cui si parlava in apertura, che necessariamente si porta dietro delle scelte architettoniche precise. Parti costituenti e fondamentali dell’impianto quindi, insieme ai corpi longitudinali di preminente sviluppo orizzontale, sono una torre alta 13m e un passaggio compreso nello spessore di una delle due quinte su piazza, che raccorda le quote 0 e +4 (ovvero la piazza su strada e l’area di gioco dei bambini).
Essi costituiscono la spina dorsale del progetto, il sistema lineare-puntuale (spaziale) che si porta dietro la definizione e la distribuzione dell’intero edificio.
La torre è una struttura metallica tubolare con una pelle anch’essa metallica, diafana, scandita dalla modularita di pannelli microforati. La sostanziale semi-trasparenza di questa soluzione consente di percepire lo svolgersi delle rampe che salgono a guadagnare la quota dell’ultimo livello. La torre è senza dubbio un notevole dispositivo bilanciatore delle masse dentro e fuori terra del complesso, ma arricchisce allo stesso tempo l’edificio svolgendo diverse funzioni: assume quella valenza simbolica di “emergenza” civica che solo certi elementi verticali possono comunicare, e lo fa nella maniera meno retorica possibile, grazie all’uso del materiale; rappresenta un landmark, un punto di riferimento a livello locale (dialogante con altri landmarks che affaciano sul paesaggio) che diventa riconoscibile e apporta caratterizzazione a un ambito particolarmente scarico di “segni”; è un oggetto pensato per il pubblico, lo si può aggirare, attraversare, percorrere fino in cima: aggiunge complessità al progetto; rappresenta anche un punto di osservazione privilegiato (e insolito per il contesto in cui si colloca) sul paesaggio circostante, urbano e naturale, un belvedere puntuale che lega virtualmente ciò che c’è fuori dal costruito a ciò che c’è dentro; costituisce infine una quinta speciale per l’area adibita al gioco dei bambini, che in questo modo non è più un semplice “parchetto”, ma un ambito definito con un prospetto vivace e caratterizzante. Gli ipotetici costi relativi alla costruzione della torre sarebbero estremamente contenuti, data la “povertà” dei materiali dei quali essa è composta. Tale struttura domina anche la piazza sottostante, il cui invaso è definito dai due corpi a sviluppo longitudinale, di cui si darà una descrizione nelle righe che seguono.
L’ingresso alla biblioteca è collocato sul nodo e acquisisce profondità rispetto al filo della facciata: si viene così a definire un piccolo spazio di sosta coperto ma esterno, trasparente per tre dei suoi quattro lati.
Il corpo a sinistra dell’ingresso, in posizione nord-ovest, è ipogeo ed ospita la sala lettura a scaffale aperto; qui lo spazio si legge nel suo estendersi in lunghezza, scandito dal passo delle scaffalature: questa direzione è sottolineata dalle bucature del lucernario, che corre lungo tutta la parete controterra, e da quelle alte aperte in corrispondenza del prospetto su strada. L’ingresso della luce è in tal modo risolto per garantire condizioni di comfort ai lettori, con luce sempre modulata ed indiretta.
Completa questo corpo di fabbrica e apporta il suo fondamentale contributo al funzionamento passivo dell’edificio una serra di accumulo solare, posta prima del blocco servizi: le sue dimensioni e la sua collocazione consentono di immagazzinare ampie quantità di calore ed energia per irraggiamento solare durante l’inverno, e regolano la ventilazione durante le stagioni più calde. Altri aspetti qualificano la progettazione bioclimatica dell’edificio. Naturalmente, la condizione ipogea che interessa metà della sua estensione, comprendente la copertura verde praticabile completamente integrata con l’area del gioco dei bambini. Altro aspetto fondamentale è l’uso massivo di un materiale locale come il laterizio: il sistema costruttivo pensato è in muratura portante in laterizio su fondazioni continue in c.a. al piano interrato.
Il corpo fuori terra è in questo modo orchestrato, per usare un gioco di parole, su un doppio sistema doppio: da una parte si ipotizza una duplice trasparenza, dall’altra una doppia parete chiusa. Entrambi sono dei passaggi, con la differenza che quello su piazza, pur avendo maggiore sviluppo longitudinale, costituisce anche un elemento di distribuzione verticale di raccordo.
A destra dell’ingresso si ipotizza un ambiente più contenuto, con bucature alte, in cui ospitare la mediateca. All’esterno di questo volume si incerniera un sistema di rampe che raccorda la quota del gioco bambini (passando attraverso la torre) con un ingresso secondario, anch’esso gravitante sul nodo centrale: si è pensato di dotare l’edificio di un altro ingresso che potesse servire all’occorenza come passaggio privilegiato per chi dovesse confluire occasionalmente nel settore bambini, volutamente lasciato più flessibile nell’arredo per dar luogo ad avvenimenti come mostre o riunioni civiche (come indicato dal bando).
La parte interrata posta alle spalle della zona accoglienza accoglie l’archivio.
Sulla piazza principale il principio di compostezza formale si riflette anche nell’uso diffuso del laterizio, che scende a costituire, seppur con diversa trama rispetto alle pareti, la pavimentazione. Alle potenzialità plastiche e tessili di questo materiale sono affidate le qualità estetiche dei due fronti su piazza: uno, come già in parte descritto, presenta una alta fessura incassata rispetto al filo esterno e ritmata dal disegno degli infissi. Ha inoltre un’altra fessura sulla parte bassa, anch’essa lineare, che con un gioco di incasso costruito sulla modularità del laterizio che va a formare una lunga seduta su tutto il prospetto.
L’altro fronte, quello che contiene il passaggio a quota +4, è sostanzialmente bipartito, avendo come linea di demarcazione il profilo della scala che sale: qui si è preferito alleggerire l’attacco a terra dell’edificio trattando la fascia più bassa con motivi “a gelosia”, e caricare viceversa l’attacco al cielo con un trattamento pieno e liscio. Così facendo, si vuole sottrarre gravità al complesso, attenendosi comunque agli strumenti espressivi che il materiale può suggerire.