CHI:
John Titor è un crononauta e rappresenta la più grande mistificazione mai avvenuta in epoca conosciuta. Il 2 novembre 2000 John inizia a scrivere messaggi in vari forum di Internet dedicati ai viaggi nel tempo e dichiara di essere un viaggiatore del tempo proveniente dal 2036. Il 24 marzo 2001, Titor annuncia il proprio ritorno a casa, al 2036. Da allora non si è più fatto sentire.
La casa è per lui.
DOVE:
A Roma. Non nella Roma reale ma su una mappa del 1890: la FORMA URBIS ROMAE. La pianta, disegnata da Rodolfo Lanciani sovrappone su uno stesso foglio la storia di Roma ed il suo futuro. Città contemporanea, rovine e cantieri si mescolano disegnando un impressionante viaggio nel tempo.
LA CASA:
La casa è una macchina del tempo.
Costruire una macchina del tempo vuol dire, paradossalmente, provare a realizzare qualcosa che sia al di fuori dal tempo. Essa deve essere in grado di assorbire le trasformazioni legate alla contingenza senza perdere il suo carattere. L’obiettivo diventa allora quello di pensare uno spazio essenziale, definito da pochi elementi chiave; un ambiente capace di raccontare la sua ragion d’essere, direttamente, attraverso la spazialità generata dalla propria struttura e dalla sua morfologia.
La casa compone con discrezione due elementi archetipi dell’architettura, il muro ed il tetto provando a concentrarsi esclusivamente sul carattere dello spazio interno.
Otto grandi muri, paralleli ma non allineati simili a rovine definiscono un campo di azione. Su ogni muro si aprono tre grandi arcate, sempre uguali, che sembrano a volte poggiare ed altre affondare nel terreno. Come resti di antiche rovine stanno sul terreno con naturalezza e forza. In copertura un sistema di travi in c.a. imprigiona la luce disegnando sulle pareti ombre profonde. La struttura, in calcestruzzo, è fatta per sopravvivere, poiché la struttura è l’edificio.
Tutte le componenti interne e anche la loro disposizione hanno un’aria provvisoria. (un giorno potrebbero non esserci più). Non ci sono vere stanze ma possibilità. Gli elementi naturali la attraversano liberamente . Interno ed esterno si mescolano continuamente costruendo non un oggetto finito in se stesso ma un luogo da abitare dai confini ambigui. Lo spazio acquista complessità attraverso la ripetizione.
La sequenza di muri, arcate e travi genera un ambiente in continua trasformazione. Luce, aria ed elementi naturali contribuiscono a intensificare la sensazione di trovarsi contemporaneamente dentro e fuori dai suoi confini.
Nel suo farsi in forma di rovina, la casa ci parla del tempo, di un tempo puro, un tempo senza storia.