PIAZZA GIOVANNI XXIII, VERBANIA
TRASFORMAZIONI SILENZIOSE.
Un progetto che parte dal riconoscimento degli elementi significativi e dalla loro valorizzazione per arrivare ad una nuova definizione degli spazi. Una piazza, una concavità urbana fatta della stessa materia della montagna che sta alle sue spalle, la “beola”, declinata in alcune delle sue numerose varianti: la lastra, il ciottolo, la ghiaia, la polvere.
Sono pochi e misurati i gesti che “rinnovano” la piazza dedicata a Giovanni XXIII, il papa buono. Un grande cammeo bianco e verde dalla classica forma ad ellisse, adagiata in un letto di calcestre grigio, direziona lo spazio in diagonale assecondando le proporzioni esistenti. Un aiuola, che è al contempo cordolo e panca a seconda dell’intersezione col suolo che scende dolcemente verso la chiesa. Poi un piccolo, calibrato mantello di pietra riorganizza il sagrato che sotto un velo di ordine geometrico derivato dalla ritmica essenziale della facciata della chiesa, sviluppa ventiquattro tagli differenti di beola grigia punteggiati da sottili inserti di nero assoluto. Un tema tessile che ricorda un movimento congelato (“movimento apparente in una texture”, direbbe Munari), come chicchi di riso benauguranti nelle foto ricordo dei matrimoni. Il recupero di un lungo gradino in pietra del vecchio ingresso della chiesa, appoggiato su un telaio in ferro, si trasforma in modo naturale in una panchina. Con la stessa semplicità lungo il percorso perimetrale si incontrano altre e forse più comode sedute rivestite in legno: sembrano alludere che qui ci si può fermare e magari anche giocare. Poi ci sono quegli oggetti che con l’arrivo del buio aiutano a comprendere un altro aspetto delle cose: le lampade con i loro pali, le luci a terra, poche e incise sul sagrato in modo discreto, un interno più che un esterno. Infine, un dono, uno scambio simbolico: le parole di Papa Roncalli diventano un lastricato speciale, purpureo, un altro e più nobile cammeo. L’artista Franco Duranti incide su ferro rosso, graffia e dipana un lungo cartiglio a spirale scritto dal famoso discorso della luna del 1962 di Giovanni XXIII. Il medaglione viene depositato con cura in un angolo di passaggio, quando tutto sembra concludersi. Sembra quasi che abbia la forma appiattita di un tronco d’albero tagliato che mostra al suo interno una lunga storia fatta del ripetersi di anelli concentrici sempre differenti.