Monumento in memoria di tutte le vittime dell'Olocausto e dei crimini d'odio. Napoli
Concorso di idee bandito dal Comune di Napoli, progetto 3° classificato
Progettisti: Arch. Luca Arcangeli, Arch. Francesco Cianfarani, Arch. Tiziana Proietti.
La nostra proposta riflette sulla possibilità di rappresentare, attraverso un simbolo, l’origine e il motivo delle violenze subite da tutte le vittime dell’Olocausto e dei crimini d’odio.
A nostro avviso infatti, oggi più che mai, il compito di un monumento resta quello di essere strumento per il rinnovamento della memoria collettiva; perché ciò accada, esso deve far scattare un meccanismo, più o meno consapevole, di riconoscimento. Visti i recenti monumenti contemporanei, soprattutto per occasioni celebrative di eventi, che definire drammatici è riduttivo, aggettivi come ludico, divertente, sereno, confidenziale, non possono essere riferiti ad un oggetto che ambisce ad essere memoria di eventi passati e monito per le future generazioni.
Le vittime dei crimini d’odio hanno pari dignità in quanto indistintamente oggetto di discriminazione, razziale, politica, sessuale, religiosa. L’olocausto e i crimini di odio sono infatti accomunati dall’atto, preventivo e irrazionale, di discriminare, ossia di prendere immotivatamente una parte dell’uomo per il tutto, considerando, invece che la totalità dell’individuo, un singolo aspetto. Tale processo è del tutto errato poiché non comprende che le differenze sono insite nella stessa natura umana. Non riconoscere la differenza, comporta non comprendere la stessa natura umana. Perciò chi discrimina, sovrappone ad un ordine naturale un ordine artificiale, una serie di viste parziali sul mondo che impediscono di comprendere la vera realtà delle cose. Poiché la discriminazione nasce con l’umanità ed ha origini molto antiche, ci è sembrato giusto rappresentarla attraverso una forma primitiva, antica come l’uomo.
Queste riflessioni, unite all’etimologia della parola “olocausto”, dal greco holos – completo - e kaustos – rogo - sono servite per dare forma alla nostra opera, che si propone come sintesi di varie immagini patrimonio della memoria collettiva.
Un oggetto ermetico, una struttura parallelepipeda di base 3x5 m, alto 8 m (altezza riferita alla media dei principali monumenti celebrativi della città di Napoli), è costituito da 20 travi in pietra basaltica sovrapposte parallelamente a due a due. La forma dell’oggetto ricorda le antiche pire funebri, ma si rifà anche ai tumuli primitivi monumentali, poiché costituita da elementi omogenei sovrapposti.
Le aperture orizzontali tra le travi sono tamponate mediante delle lastre realizzate anch’esse in basalto. La pari dignità delle vittime dei crimini d’odio viene rappresentata così dall’uso omogeneo di un unico elemento, una trabeazione in pietra, sovrapposta elementarmente l’una sull’altra.
Le pietre, sbozzate preliminarmente e rifinite a mano, cingono al loro interno una scultura filiforme, un’opera realizzata in rame con la tecnica a cera persa. Essa è visibile dall’esterno attraverso quattro aperture tra le travi, una per faccia del parallelepipedo, in grado di restituire all’esterno delle viste incomplete.