viteIMpossibili
Progettare un interno, realizzare una HOME, e’ ben altro che sistemare degli oggetti in uno spazio per risolvere qualche problema del vivere. E’ molto di più che costruire una HOUSE. Riporre dei panni, far sedere qualcuno da qualche parte, farlo dormire comodo, certo sono necessità da soddisfare, ma una casa esiste se si presentifica un’atmosfera (gli anglosassoni, che usano due diverse parole per la sua parte oggettuale - house - e home, appunto, che ne incarna il senso più profondo di spazio vitale, lo chiariscono già nel linguaggio). Un interno è un territorio ove accumulare oggetti e memorie, costruendo una propria posizione culturale del vivere - ora e qui - nel mondo, che è l’unica premessa per pensare al progetto del nuovo che deve ancora venire. Qui il “mondo” è da intendersi quello che ciascuno di noi riesce a comprendere, conoscendo e ri\conoscendo, valori e significati dei rapporti uomo-natura, uomo - oggetti - materie, uomo-altri uomini. Portare dentro uno spazio fisico circoscritto (memori che non per tutti gli uomini “casa” è un luogo così) quanto altrove conosciuto e sperimentato significa fare diventare “una casa” la “propria casa”. Luogo dove oggetti e memorie, progetti e persone, pensieri e storie divengono una cosa sola e dove non e’ possible sentire separatezza tra la sua parte materiale e quella più sensibile e comunicativa. Insomma: “Fammi vedere lo spazio in cui vivi e capirò come sei” potremmo sintetizzare con un aforisma.
L’azione di allestimento-istantaneo che si è svolta nel borgo di Alianello (MT) nel marzo 2011, piccolissima frazione di Aliano dismessa e totalmente abbandonata dal 1980, si proponeva di realizzare un’esperienza di ri\conoscimento, da parte degli studenti del corso di “Progettazione degli Interni” della Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno - Università di Camerino, del forte valore espressivo e domestico di alcune semplici unità di case contadine o slarghi del borgo stesso, stimolando gli studenti ad immaginarne ri\usi e antichi sensi da mettere in scena partendo dai resti, dagli scarti che il caso ed il tempo hanno determinate. Entrare in un luogo che, dopo tanta vita (storie di quotidiana fatica e banalità, sentimenti e violenze, nascite e morti, riso e pianti), ha conosciuto l’abbandono in un istante, senza che nessuno sia passato a mettere ordine offer infinite opportunità di allestire l’immaginario, specie se è un luogo vero e non musealizzato, dunque pieno di trace potenti e sensibili.
Siamo entrati in luoghi dove impresse nei muri, si possono rintracciare (per ri\tracciare) connessioni e legami tra una moltitudine di oggetti di vita quotidiana che il tempo, le piogge, il caldo, la neve, il vento, hanno mescolato, accumulato, trasformandoli in macerie e rifiuti. Scarti, appunto.
I risultati – provvisori ed anche loro in trasformazione perchè il tempo e forse alter persone li manipoleranno - sono quelli che le foto qui mostrate in parte raccontano. Cinquanta studenti, guidati da un gruppo di dieci giovani architetti in qualità di tutor\capogruppo, si sono posti in sintonia con quei luoghi nella certezza che quelle tracce li avrebbero guidati verso un nuovo equilibrio, imparando così a capire che anche le materie dai più considerate morte ed inanimate hanno ancora infinite storie. Tutti noi che vi abbiamo partecipato abbiamo scoperto, alla fine dell’esperienza, come scarti e luoghi abbandonati possano restituirci un senso di vita im\POSSIBILE, ma non per questo meno reale, traccia di una quotidianità immaginata e messa in scena che inizio di progetto futuro. Inizio di esperienza accorta senza la quale architetto potranno al massimo realizzare HOUSES, ma mai sperare di realizzare HOMES.
Coordinamento: prof. Arch. Nicola Flora
Tutors workshop architetti: Michele Anconetani, Giuseppina Ciaccio, Fabio Ciccola, Eleonora Crucianelli, Renata Guadalupi, Michela Kumka, Francesca Marani, Eleonora Mastrangelo, Riccardo Pagnoni, Luigi Scelzi, Andrea Stortoni, Vincenzo Tenore.
Fotografo SAD: Raniero Carloni.
Docenti invitati : prof. Salvatore Santuccio SAD Ascoli Piceno Università di Camerino, prof.ssa Maria Cerreta Federico II - Napoli.