Un opificio in disuso e l’esigenza di portarvi all’interno un nuovo mondo contemporaneo sono i moventi che hanno portato alla reinterpretazione di uno spazio altrimenti dismesso. Second life è un’operazione filosofica (e non solo) che permette di individuare, migliorandoli, edifici in disuso inventando per loro una nuova vita. Dare così una seconda chance a luoghi che altrimenti rimarrebbero ignorati. Con questo concetto nasce lo spazio espositivo Artwood (il legno vissuto in maniera artistica), dove il prodotto vuole essere protagonista, principalmente vissuto e non solo venduto. Lo spazio è concepito come un accampamento nel bosco; il bosco è colui che fornisce il legno così da creare quasi un’operazione di ritorno alle origini denunciata anche dal logo stesso, ridisegnato nell’occasione per adeguarsi al nuovo progetto, dove si intuisce il prendere forma della casa dalla natura. La volontà di annullare la presenza del contenitore generante, mantenendo comunque la struttura originaria, porta a utilizzare il nero come non colore sui soffitti e sulle pareti smaterializzando così i confini che si fondono con l’aria scura di una notte estiva. Il velo nero della tenda, che risolve tecnologicamente anche funzioni architettoniche con il principio del massimo risultato con il minimo sforzo, è concepito come un limite da superare che permette il formarsi di un luogo interno diverso. Attraversando l’unico varco nel tendone voluttuoso ci ritroviamo in una zona che per percezione sensoriale appare come un mondo parallelo. Lo spazio è punteggiato da volumi deformi volontariamente dispersi sotto un cielo stellato (il soffitto nero costellato da luci)la cui dislocazione permette al fruitore di muoversi come in un luogo aperto privo di confini. Sulla lunga parete posteriore si intravede l’immagine retroilluminata di un vivido bosco a tutta parete e tutt’altezza così da riportare direttamente alla memoria un’autenticità naturale che si respira anche negli oggetti prodotti. Artwood è concepito come uno spazio aperto con una serie di episodi che si raccontano per gli arredi, dove i contenitori sono contenuti e le strutture diventano espositori ribaltando così la comune concezione di spazio/mostra. La volontà di creare spazi con relazioni variabili tra loro crea una diversa fruizione/relazione del visitatore con lo spazio espositivo ; troviamo infatti luoghi di sosta e di percorso inusuali e inaspettati. All’interno di ogni volume vi sono spazi di arredo dimostrativo, zona uffici, zona ricevimento clienti e servizi. Passeggiare, sostare e vivere l’interno di questo edificio riesce a far perdere il senso di un luogo dedicato al commercio portando la visita più su un piano esperienziale che commerciale.
An abandoned warehouse and the need of bringing inside a new contemporary world are the reasons for a new reinterpretaion of the unused space. “Second life” is a philosofical (but not only) reinterpretation that allows the use and the improvement of the neglected buildings inventing their new life, therefore giving them a second chance. This concept is the starting point for the Artwood exhibition space (wood artistic life), where the product is the protagonist, to be mainly “lived”, rather than sold. The space is designed as a camping in the wood, which is providing the woodworks meant as e return to the origins claimed by the logo, done in the same circumstance, showing the house shaped by the nature. The wish to cancel the presence of the generator box, keeping the existing structure, leads to the use of the black as a non-colour for the ceilings and the walls, dematerializing the borders, merging into the dark air of a summer night. The curtain black veil solves in a technological way the architecture functionality as well, by the principle of the maximum performance with the minimum of energy spent, and it is designed as an edge the allows to enjoy a different internal place. Crossing the only entrance through the voluptuous curtain, you can reach a sensorial parallel world. The space is defined by deformed volumes voluntarily spread around under a starry sky (the starry black sky), whose location allows the user to move within a wide open space. Along the back wall you can see the backlighted picture of a vivid wood, to feel the natural authencity you can breath in the products. Artwood is designed as an open space where you can follow the stories of the furnitures, where the container is contained and the structure becomes an exhibitor, inverting the common idea of space/ exhibition, so far. The wish of making spaces with variable relatiosnhips, creates a different use/ relationship between visitor and exhibition space; you can stop in resting spaces and followunusual and unexpected paths, as well. Inside every volume, showrooms, offices, reception desk and services are located. Walking, stopping and living inside this building help to loose the feeling of being in a commercial space, and make the visit as a real experience.