Ristrutturazione del Museo di Geologia e Paleontologia di Palazzo Cavalli, Padova
Vincitore del Premio d'Architettura TDA (Tradizione Devozione Ambizione) 2010 nella categoria "Aree per la Cultura"
Palazzo Cavalli fu edificato da Foscari tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 ed affrescato intorno agli anni Ottanta del 1600 presumibilmente da Michele Primon (per affinità stilistiche con gli affrechi di Villa Contarini a Piazzola sul Brenta).
Per caratteristiche architettoniche e decorative, oltre che per la sua posizione centrale nella città di Padova, Palazzo Cavalli rappresenta un edificio di pregio ed interesse; dal 1932 è sede dell’Istituto di Geologia, oggi Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Mineralogia dell’Università di Padova, ed ospita collezioni di grande rilievo storico-scientifico e di impareggiabile bellezza.
Prima dei lavori di ristrutturazione le sale prive di affreschi al piano terra e alcune sale del piano primo erano utilizzate per la conservazione di vari reperti fossili, mentre le sale affrescate non svolgevano nessuna funzione. La porzione di edificio interessata dall’intervento era solitamente chiusa al pubblico e visitabile solo in particolari occasioni, poiché presentava diverse problematiche non risolte che possono essere così riassunte:
- gravi problemi di conservazione dei reperti (fenomeni di piritizzazione) dovuti a condizioni termoigrometriche non idonee e all’eccessiva esposizione ai raggi UV;
- difficoltosa fruibilità da parte del visitatore a causa di problemi di illuminazione e riflessione dovuti al tipo di bacheche esistenti;
- difficile movimentazione delle ante di chiusura delle teche nella Sala delle Palme, che non garantivano adeguati livelli di sicurezza per gli addetti alla manutenzione e pulizia;
- scarsa sicurezza per i visitatori per la “fragilità” del sistema delle teche, realizzato in serramenti di legno e vetro di grandi dimensioni a lastra singola.
I lavori finora portati a termine consistono nelle prime due fasi del progetto per la realizzazione del “Museo della Scienza di Palazzo Cavali” promosso dall’Ateneo padovano e concepito quale Polo Museale fortemente contestualizzato in un’area urbana a spiccata vocazione museale, compresa tra il centro strico della città e il canale Piovego a nord. In quest’area si concentrano il complesso dei Musei Civici (Museo Archeologico, Museo d’Arte Medioevale e Moderna e la preziosa Cappella degli Scrovegni), il Centro Culturale di San Gaetano (che ospita importanti esposizioni temporanee), il polo museale di Palazzo Zuckermann (che raccoglie arti applicate e decorative) e il Museo Bottacin (che raccoglie monete e medaglie). Questo quindi è il primo passo per dar vita ad un sistema espositivo unitario ed organico aperto e fruibile al vasto pubblico.
Sala delle Palme e Ingresso, piano terra
La prima fase prevedeva la risoluzione di alcune delle delicate questioni tecniche sopra descritte. Il nuovo allestimento ha infatti introdotto all’interno della Sala delle Palme un sistema che ingloba interamente le teche degli anni ’30 ed è composto principalmente da una base ed una cornice (realizzate con profili metallici per garantire la necessaria resistenza al peso ed alle sollecitazioni prodotte dalle grandi lastre vetrate di cui definiscono la misura) che incorporano le fonti luminose (speciali apparecchiature al LED, che non producono raggi dannosi ai reperti), i canali di trattamento aria per la climatizzazione delle teche e delle sale, i binari ed i meccanismi per la movimentazione delle lastre di vetro, nonché le tende per modulare la luce naturale proveniente dalle finestre. Le nuove bacheche vetrate, realizzate con un vetro stratificato extrachiaro di spessore adeguato alle dimensioni delle singole lastre, senza maniglie e serrature visibili, sono mosse tramite l’uso di semplici ventose e scorrono lungo binari per permettere le normali procedure di manutenzione e pulizia delle teche. Le teche esistenti sono state mantenute intatte ad eccezione della lastra di vetro, eliminata per ovviare a problemi di riflessione multipla e ai problemi di sicurezza degli addetti alla manutenzione.
Nelle due salette adiacenti alla Sala delle Palme le fonti luminose per l’illuminazione generale e per la manutenzione sono inserite all’interno del controsoffitto previsto per ridimensionare gli spazi, altrimenti eccessivamente alti e stretti, e realizzati anche per ospitare in maniera non invasiva alcuni impianti meccanici di trattamento dell'aria e centraline elettriche.
Il passaggio di entrata alla Sala delle Palme viene evidenziato tramite la creazione di un “portale” scuro conduce dallo spazio più angusto del corridoio all'apertura della sala espositiva.
L'accesso all’edificio avviene attraverso una bussola in vetro con struttura in acciaio, una scatola “sospesa” da terra, posta in luce al portone, che ha la funzione di filtro interno/esterno (evitando così grandi fluttuazioni termo igrometriche), il cui inserimento avviene nel rispetto del portone ligneo esistente, mantenuto ora sempre aperto rendendo così percepibile dall’esterno le pareti affrescate del salone principale. Al di sopra della copertura interna della bussola sono ospitati la macchina per il trattamento dell’aria di tutte le sale adiacenti all’ingresso e gli apparecchi per l'illuminazione della sala d’ingresso, entrambi mascherati da una veletta composta di vetri stratificati.
L’androne di ingresso affrescato ospita il bancone con funzioni di biglietteria-accoglienza-guardaroba-bookshop, la Sala della Caccia viene utilizzata come saletta audiovisivi, la Sala dei Telamoni ha funzione espositiva accessibile dalla Sala del Caminetto, anch’essa espositiva.
Il bancone, rivestito in zinco titanio colore nero, è dimensionato in modo tale da consentire la lettura agevole dell’accesso allo scalone principale dal vestibolo, pur mantenendo tale passaggio non accessibile ai visitatori come richiesto dalla Committenza.
Sul marciapiede antistante la bussola d’ingresso sono state poste due panche in pietra che fungono da seduta per i visitatori; quella a lato dell'ingresso ospita una stele in vetro stratificato con la serigrafia di una Paranguilla fossile stilizzata (uno dei reperti più importanti e rappresentativi del museo) e le scritte del museo e che, illuminata uniformemente dal basso da una lampada di Wood, diventa un punto d’impatto visivo anche nelle ore notturne.
L’accesso posteriore dell’edificio è realizzato tramite una bussola in vetro simile a quella principale (come l’altra ospita sulla sua copertura delle macchine per il trattamento dell’aria), collegata alla pensilina in vetro traslucido e tubolari di acciaio, staccata dall'edificio, che copre il percorso esterno che porta all’ascensore. Nel cortile interno dell’edificio è stato infine realizzato un piccolo giardino in cui sono state inserite alcune sedute, luogo di sosta delimitato da vasche verdi o di ghiaia e pannelli metallici.
Sale dei Vertebrati, piano primo
La seconda fase prevedeva invece l'apertura al pubblico di alcune sale del piano primo (sezione vertebrati) il cui accesso preferenziale è rimasto per tutti i visitatori lo scalone monumentale con l’aggiunta però di un ascensore, con relativo pianerottolo, per consentire l'accessibilità delle sale ai portatori di handicap. L’ascensore, una colonna in vetro opalescente e tessuto bianco che “convoglia” verso l’interno la luce naturale, è stato inserito all'interno della nicchia presente tra il corpo di fabbrica principale e le ali laterali in modo quindi poco invasivo (in posizione simmetrica rispetto alla scala antincendio già presente nella nicchia di rimpetto), tanto che la sua presenza non interferisce con la lettura della facciata del fabbricato. La parete in vetro che chiude questo nuovo vano di distribuzione, inoltre, si attesta il più arretrata possibile e staccata dall'edificio in modo da garantirne l'autonomia formale. Anche i solai di sbarco e la copertura sono in vetro, e tutte le altre superfici appartenenti a questo spazio sono bianche in modo tale da consentire la massima rifrazione della luce. La comunicazione con le sale espositive avviene ora attraverso un nuovo foro realizzato sulla parete a lato delle moderne scale esistenti. Il nuovo allestimento delle sale al piano primo segue una logica espositiva tematica e cronologica attraverso quattro sale, dove sono state ri-posizionate le teche esistenti e realizzati dei percorsi attraverso tende a rullo sospese ad un sistema si controsoffitti ribassati. I controsoffitti fungono da contenitori della parte tecnologica, degli impianti di climatizzazione, degli impianti speciali e delle luci che illuminano le teche esistenti dall’alto. Il sistema delle tende a rullo ha anche una funzione didattica che può essere utilizzata in due differenti modi: a spirale, fornendo al visitatore un’informazione passo per passo (evitando le tipiche dispersioni visive provocate dall’insieme di tanti oggetti), oppure a campo aperto (arrotolando le tende verso l’alto) per un’osservazione scientifica a tuttotondo. In queste sale, dunque, si è introdotto il tema della scoperta: al di là degli scuri teli semitrasparenti che dettano il cammino il visitatore intuisce la presenza dei “mostruosi” animali del passato fino ad arrivare al cuore delle sale, dove le ombre diventano maestosi scheletri.
Tra gli obiettivi prioritari, e con soddisfazione raggiunti, la volontà, da un lato, di operare in modo “silenzioso”, dando cioè vita a interventi impiantistici integrati nell’architettura, nel massimo rispetto delle strutture storiche esistenti e nella piena reversibilità del loro inserimento.
Dall’altro, il desiderio di rendere vero protagonista “il reperto”, in particolare nella Sala delle Palme. Qui, infatti, Il visitatore, con un certo stupore, si immerge in un ampio e lungo salone, circondato da grandi teche vetrate dove il nero assoluto di muri, soffitto e tende esalta e fa risplendere i soli reperti che, accuratamente illuminati all’interno delle nuove teche, divengono unico elemento percepibile all’interno di uno spazio definito dalla loro sola presenza, unico protagonista nel “silenzio” totale di forme, oggetti e luci dell’intorno.
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