Sala polivalente a Majano
Il progetto costituisce una riflessione sui caratteri urbani e paesaggistici dei luoghi in cui sorge, individua una loggia dell’accoglienza, un portico per transitare, una volume magicamente illuminato e sospeso nella luce, a tratti trasparente, per esprimere leggerezza e fiducia, anche uno straniamento contemporaneo, proprio come un nuovo monumento della città.
La qualità dell’architettura sta nei rapporti che gli spazi immaginati istituiscono con l’intorno e fra le persone: i margini di questo progetto sono tenui e accoglienti, cercano di dialogare con i luoghi adiacenti, gli spazi sono cavi e si offrono alla permanenza o all’incedere, altri sono misteriosamente luminosi e richiamano all’attività.
Nell’intorno strade, parcheggi e l’area manifestazioni, non sono lasciate alla loro logica, ma rilegate da un’impostazione paesaggistica in cui dominano spazi e vedute tra l’architettura, le volumetrie alberate, i canali visivi, i colori nelle varie stagioni.
Nell’approfondire le questioni dell’istituzione che si va a costruire, i principi ispiratori del progetto dell’organismo cercano anche un riferimento a quella duplicità fra tessuti molli e parti ossee di cui il corpo umano è fatto, nel rapporto che il progetto architettonico istituisce fra ossatura strutturale, guscio strutturale e corpi abitati o vetrati, proprio per sottolineare sul piano concettuale un parallelo fra il corpo dell’architettura e quello dei futuri protagonisti di questo spazio; si tratta di un atto fondativo, che riconduce gli statuti dell’architettura alla sua origine antropologica.
L’architettura cerca proprio di rendere visibile, oltre ad un andamento morbido e accogliente, proprio questa dicotomia fra guscio strutturale con la sua articolazione ossea e parti molli, ovvero corpi abitati e compresi nel guscio, che muovono masse, anch’esse accoglienti, perché morbide e luminose.
Nell’impianto generale percorsi con ritmi e giaciture diverse trovano unione nel percorso pedonale coperto come espressione di luogo di incontro della città; infatti il punto nodale del progetto non è costituito dal volume in sé, bensì dalla porzione porticata antistante l'ingresso che a ben vedere può essere intesa come la risultante di tre diverse giaciture, quella proveniente da est, dov'è allocato il nuovo edificio, quella da ovest, dov'era allocata la vecchia palestra e dove si prevede il mantenimento del mosaico e quella proveniente dal parco Cuel dal Fum. Si viene a creare così un crocevia che fronteggia la Piazza Italia dando sostanza e carattere al luogo. Luogo ulteriormente rinforzato sul piano simbolico e della memoria, con la pensilina sul lato sud-ovest che ospita il mosaico recuperato del maestro Fred Pittino che affaccia sulla piazza.
Se il crocevia determina un nodo puntuale che sarà centro della composizione e dei flussi di attività, dalla Piazza Italia, altro fuoco della composizione urbana, prevale una vista che travalica la piazza, scorre oltre l'edificio si posa sulla vista del parco Cuel dal Fum, per lambire lo scenario naturale delle montagne a nord. In questo modo viene introdotto un nuovo protagonista della articolazione urbana – la palestra con il suo portico, ma senza tradire la grandiosa scenografia naturale che dalla piazza Italia oggi si può ammirare verso le montagne.
Sotto il profilo degli spazi il progetto costruisce un grande spazio esterno sotto il portico, un grande spazio interno per la palestra, con possibilità di suddividerla o di articolarla per altre manifestazioni, uno spazio a doppio volume di ingresso alla palestra e ai suoi servizi, oltre ad ambienti più tradizionali per uffici e sala riunione e per gli spogliatoi e servizi. Lo spazio della palestra è accogliente, nel senso che degrada creando una cavea un po’ teatrale verso il piano delle attività sportive o comunicative, e visivamente prosegue al di la delle vetrate, lasciando vedere brani di paesaggio esterno con prati e alberi.