Sacrario a perenne memoria dei Partigiani
Il ruolo di un sacrario a perenne memoria dei partigiani non si esaurisce nella dimensione funzionale dell’oggetto architettonico ma si confronta e si legittima con la necessità di preservare, nella celebrazione dei martiri, la memoria individuale e collettiva verso i fatti di cui le mortali spoglie che là riposano ne offrono testimonianza.
Secondo la definizione dello storico Pierre Nora la memoria collettiva è "il ricordo, o l'insieme dei ricordi, più o meno consci, di un'esperienza vissuta o mitizzata da una collettività vivente della cui identità fa parte integrante il sentimento del passato".
Se celebrare significa render conto della speranza che è in noi, dove il noi sia inteso oltre che come insieme di singoli individui anche come comunità di persone, celebrare la memoria collettiva significa pertanto attualizzare un passato per far rivivere il ricordo nell’agire futuro.
In questo senso è doveroso oltreché legittimo pensare ad un architettura che, in quanto forma artistica capace di sintetizzare funzioni e significati, faccia ricorso alla retorica come logica costituente il suo farsi logico e estetico.
Retorica nel senso etimologico del termine (dal greco rhetoriké téchne, arte del dire), intesa nobilmente come teorizzazione dell'oratoria, capace di
• docere et probare, ovvero informare e convincere;
• delectare, ossia catturare l'attenzione, coinvolgere con immagini vivide e non banali;
• movere, commuovere il fruitore per far sì che aderisca alla tesi proposta.
E’ all’interno di questa riflessione che nasce questa proposta.
Elementi architettonici
L’area assegnata a forma di triangolo scaleno viene quasi integralmente circoscritta da un recinto in modo da individuare un triangolo isoscele.
Il recinto è costituito su tutti i lati da un muro interrotto da tre soglie, diverse per ampiezza e posizione, collocate ai vertici del triangolo in modo da non introdurre un verso di fruizione obbligato.
Il luogo così perimetrato acquista la necessaria separazione dal contesto circostante ma, permettendo di entrare indifferentemente da uno dei tre varchi, lascia libero l’osservatore di vivere lo spazio individuato senza costrizione.
Nel sedime assegnato la piccola porzione residuale esterna al recinto offrirà la possibilità di organizzare le funzioni commemorative lasciando intatto all’interno il carattere sacro dello spazio che custodisce le urne dei martiri.
Gli ossari ed i cinerari sono collocati sparsi, sotto al basamento su cui si cammina,
I loculi contenenti le urne sono segnalati dalle iniziali del caduto incise nelle lapidi sepolcrali poste a filo pavimento, oltre che da nude colonne costituite da longherine metalliche poste verticalmente che spontaneamente sorgono da una piccole porzioni rettangolari di suolo coperte di sassi.
Il rivestimento è costituito integralmente da lastre di marmo travertino romano bianco navona, comprese le lapidi dei loculi, poste a filo pavimento in continuità con la restante parte di piano.
Le lastre di rivestimento del muro, rettangolari e poste in opera con la vena in orizzontale in modo tale da accentuare il carattere di lineare orizzontalità della composizione, riportano incisi, i nomi dei caduti, le date ed i luoghi di nascita e di morte, la formazione di appartenenza, disposti anch’essi, per ciascun martire, su di un’unica riga.
In mezzo alle trenta colonne metalliche, alcune delle quali disposte inclinate rispetto alla verticale, cresce, in posizione gerarchicamente indefinita, un albero di ulivo.
Docere, delectare e movere.
Il luogo della memoria è raccolto.
E’ un luogo architettonico definito dal pavimento custode delle spoglie mortali, che trova il necessario isolamento dal contesto nel muro e che mediante il semplice sistema di accessi permette una percezione dello spazio monumentale ma non bloccata su rigidi assi prospettici.
L’insieme delle colonne metalliche, ricorda il sacrificio dei caduti per la testimonianza della loro scelta civile (martirio).
Il luoghi dell’azione richiamano la fredda atmosfera dell’inverno in cui si svolse la lotta partigiana, rievocati e sublimati dai bianchi muri di travertino che offrono simultaneamente l’ideale orizzonte nel quale immaginare il sacrificio ed il foglio sul quale scrivere l’anagrafica di coloro che si sono battuti per la giusta causa.
Bianchi muri su cui si staglia come unico elemento naturale e vivo dell’insieme, la speranza dell’albero dell’ulivo con il suo tronco contorto e segnato e la chioma dalle foglie verdi e argentate.
Luogo della memoria fatto di pietra, di ferro e di natura. Custode per i morti, monumento per i vivi.
Luogo di rappresentazione e di testimonianza, spazio di raccoglimento e meditazione, momento di celebrazione e di speranza.
Necessariamente coinvolgente, commovente e convincente; queste le sue funzioni ed il conseguente tentativo di assolverle pienamente con gli elementi del linguaggio architettonico.