Capolavori
Livio Vacchini
Può la storia essere un libro aperto, in cui ogni architetto contemporaneo ha il diritto di scegliere liberamente e identificare i suoi «capolavori»? Secondo Livio Vacchini è così, a patto che essi non siano oggetti morti, da adorare, ma architetture vive, fatte di volumi, luci, ombre: capolavori che ne attendono altri. Da Stonehenge a Tikal, dal Partenone a Ronchamp, il maestro dell’architettura ticinese racconta la storia di dodici opere fondamentali dell’architettura di tutti tempi. Livio Vacchini (nato a Locarno nel 1993 e recentemente scomparso) è un architetto che si è avvalso lungo tutta la sua carriera di un linguaggio severo e conciso, che rende problematico accomunarlo ad altre esperienze contemporanee: tra le sue opere recenti più significative sono da ricordare la scuola di architettura a Nancy (1995), la palestra a Losone (1997) e la «Ferriera» a Locarno (2003). Il libro, arricchito da una postfazione di Roberto Masiero, è l’unico scritto che Livio Vacchini ci ha lasciato.