Palazzo Mongio’ Dell’Elefante
Il Palazzo del 1723 caratterizzato da una facciata a doppia simmetria, costituita da due portali simili alle estremità sormontati dalle rispettive stemmi. La zona inferiore è tardo settecentesca mentre è neoclassica quella superiore, animata da due logge in asse con i rispettivi portali e inquadrate da colonne doriche.
Loggia con elegante balaustra a giorno al piano superiore. Di pregio le balconate in ferro con bottoni di ottone commissionate nel 1840 a Giovanni Montanaro di Gallipoli sulla base di quelle realizzate per don Gennaro Staiano a Gallipoli.
Nel 2013 è stato interamente restaurato dopo oltre 50 anni di abbandono. I proprietari Antonio Lodovico Scolari e Christian Pizzinini hanno personalmente seguito i lavori e curato gli interni in ogni dettaglio. Lavorando per sottrazione e nel rispetto di quanto esistente, è stato ripristinato tutto ciò che era possibile dai pavimenti alle porte, per quanto riguarda il primo piano cosiddetto nobile. La particolarità del palazzo sono le due anime che lo contraddistinguono, quella tradizionale al primo piano e quella contemporanea al secondo: un contenitore moderno nelle forme e inaspettato in un centro barocco, che domina la cittadina insieme a chiese e cattedrali.
Pavimenti in marmo e dettagli particolari, dalle luci ai mobili, sono un melange di storia ed eleganza dal fascino vintage ma estremamente attuale nei toni, nelle forme e nelle proporzioni. Avevamo già realizzato due case a Nardò e cercavamo qualcosa di più grande, è stato il palazzo a trovare noi. Quando lo abbiamo visto abbiamo subito realizzato le potenzialità che aveva e che molti non avevano capito, è stato abbandonato per 50 anni. Era perfetto, non abbiamo toccato una parete, tutto è rimasto com’era, abbiamo solo lavorato per sottrazione, rispettando la sua essenza e cercando il più possibile di mantenere la sua patina: dai muri scrostati, ai vecchi pavimenti, alle vecchie porte con la loro craccatura generata dal tempo. Secondo noi chi acquista un palazzo antico o chi lo ristruttura, deve avere anche la sensibilità di accettarlo e rispettare il valore aggiunto di un sapore unico che gli anni hanno conferito, cancellarli è come annullarlo.
Galatina ci è piaciuta perché poco turistica e con un centro storico integro e affascinante. La via in cui siamo è la più bella di Galatina con tutti palazzi e facciate autentiche del 1700. E poi ci stava una sfida, avendo già tre case in tre siti Unesco Brescia, Parigi e Alta badia, ci siamo detti chissà che non arrivi la quarta dato che Galatina aveva le chances per ottenere il riconoscimento grazie alla basilica di Santa caterina da alessandria da anni in lizza per questo traguardo. I lavori sono durati 7 mesi, un tempo record, ma la fortuna di maestranze quasi tutte valide e la nostra presenza una settimana al mese, ha generato il giusto insieme per un buon risultato.
Lo stile degli interni è quello vintage-contemporaneo ispirato ai designer italiani anni 50 come Giò Ponti, Albini, Caccia Dominioni, Borsani, Frattini, Sottsass, Stilnovo, Arte Luce mescolato a pezzi di arte moderna di artisiti come Eduard Habicher Sophie Ko, Giovanni Lamorgese, Raffaele Quida, Mandla Reuter, Veronesi.